Addio a Peppino Rotunno,
maestro della fotografia

ROMA – Nel mondo del cinema una figura emblematica, fondamentale per il successo di qualsiasi pellicola è senza dubbio quella del direttore della fotografia. Il suo ruolo e precipuo obiettivo è quello di gestire l’insieme dei modi, della strumentazione e delle accortezze creative e tecniche della ripresa. Le inquadrature e l’illuminazione di una scena sono alcune tra le competenze inderogabili di questa figura professionale.

Pochi hanno raggiunto i livelli di maestria e composizione scenica di Giuseppe Rotunno (nella foto). Conosciuto affettuosamente come Peppino, si è spento lo scorso 7 febbraio nella Roma che gli diede i natali 97 anni fa.

Il suo nome, anche se a molti potrà dire poco, sappiate che ha sempre seguito i nomi dei più grandi registi del cinema: due tra i molti, per citare i più famosi, sono Visconti e Fellini.

La competenza e l’esperienza di Rotunno – il suo occhio, la sua sensibilità estetica, la sua capacità nell’uso espressivo di luci e colori – hanno permesso di creare capolavori su pellicola come, fra gli altri, “Casanova”, “Amarcord”, “Satyricon”, “E la nave va” (per il team felliniano); con Visconti lavorò a “Le notti bianche”, “Rocco e i suoi fratelli”, “Il gattopardo”, “Lo straniero”.

Ma lavorò anche con Roberto Rossellini, Vittorio De Sica (“Umberto D.”, 1952), Dino Risi, Mario Soldati, Henry Koster, Valerio Zurlini e Mario Monicelli.

Candidato all’Oscar nel 1980 per “All that jazz” di Bob Fosse, tra i premi vinti ricordiamo sette Nastri d’argento, due David di Donatello ed un David speciale per il suo Cinquantenario.

Grazie a Rotunno, in anni recenti, si era riusciti a ripristinare una filologica e naturale colorazione della pellicola restaurata del “Gattopardo”.

La Decima Musa italiana ed internazionale ne piange afflitta la scomparsa, e noi insieme a lei.

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