CITTÀ DEL VATICANO – Prima il saluto dei potenti, poi quello della gente, infine quello degli “ultimi”, i più importanti per lui e proprio per questo deputati a tributargli l’estremo saluto prima della sepoltura, nel segno del Vangelo: “beati gli ultimi perché saranno i primi nel regno dei cieli”. Si può sintetizzare così il funerale di Papa Francesco, che ha fatto dell’umiltà e della “ultimità” il proprio modus vivendi: dalla rinuncia, in vita, a risiedere nell’appartamento pontificio fino a quella di riposare, in morte, in una bara semplice, a terra, nella Basilica di Santa Maria Maggiore invece che in Vaticano.
Sabato mattina, erano centinaia di migliaia le persone accorse a Roma per dire “addio” al Pontefice. Circa 500mila hanno seguito i funerali, in San Pietro e lungo il tragitto che, dopo la Messa, ha portato il feretro a Santa Maria Maggiore in “papamobile”. A dare l’ultimo saluto al Santo Padre, dicevamo, gente comune accanto ai “big” provenienti da tutto il mondo: 249 le delegazioni presenti alle esequie presiedute dal decano del Collegio Cardinalizio, il cardinale Giovanni Battista Re che ha appunto ricordato l’impegno di Bergoglio per gli “ultimi”, in particolare per i rifugiati, i profughi. I migranti, proprio come i suoi familiari, italiani emigrati in Argentina. “Significativo che il suo primo viaggio da Papa sia stato quello a Lampedusa, isola simbolo del dramma dell’emigrazione con migliaia di persone annegate in mare. È stato un Papa che ha vissuto in mezzo alla gente con cuore aperto verso tutti”, ha detto il cardinale Re durante l’omelia.
Dopo la Messa, il lungo corteo funebre, da Piazza San Pietro fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore. E per tutto il tragitto, migliaia di persone per accompagnare il Pontefice nel suo ultimo viaggio a bordo della “papamobile”. Infine, l’arrivo alla chiesa da lui tanto amata: sul sagrato, ad attenderlo, gli “ultimi” per i quali questo cardinale arrivato dalla “fine del mondo” aveva sempre un’attenzione in più. Così, dopo le esequie riservate ai potenti della Terra, l’estremo abbraccio di un gruppo di poveri, migranti, transgender e detenuti, la sua gente, l’ha accolto a Santa Maria Maggiore, ognuno di loro con una rosa bianca in mano, simbolo del legame che Francesco aveva con “Teresina”, Teresa di Lisieux, la Santa a cui si rivolgeva per affidarle un problema chiedendole “non di risolverlo, ma di prenderlo in mano ed aiutarmi ad accettarlo. E come segnale ricevo quasi sempre una rosa bianca…” raccontava lo stesso Bergoglio (leggete in proposito l’articolo di Vatican News, qui).
Ieri, poche ore dopo l’apertura delle visite al sepolcro del Pontefice, mentre in Piazza San Pietro oltre 200mila giovani accorsi per il Giubileo degli Adolescenti partecipavano alla Messa in suffragio, erano già trentamila le persone passate a rendere omaggio all’umile tomba di Bergoglio. Sulla lapide, accanto al nome Franciscus, una rosa bianca.
Dalla marea di fedeli a Timor Est all’abbraccio di Buenos Aires
TIMOR EST – Il Papa era andato lì l’anno scorso, in uno dei suoi ultimi viaggi. Sabato, in occasione dei funerali in Vaticano, la gente di quella piccola isola del Sud Asiatico, una delle più cattoliche del mondo, gli ha reso omaggio con una Messa e veglia di preghiera alla quale hanno partecipato centinaia di migliaia di persone. Per l’occasione è stata utilizzata la “papamobile” usata da Francesco nel settembre del 2024 per girare tra le strade di Dili, capitale di Timor-Leste: il veicoli ha trasportato fiori e foto di Francesco all’altare di Tasi-tolu, teatro di una liturgia papale durante il viaggio apostolico del settembre del 2024.
Da una parte all’altra del mondo: in un clima di profonda emozione e rispetto, una grande folla a Buenos Aires, in Argentina, ha dato l’addio a Papa Francesco con una Messa ed un “abbraccio simbolico” intorno alla storica Plaza de Mayo. La Messa esequiale per l’eterno riposo di Francesco è iniziata alle ore 10 di sabato (le ore 15 a Roma) su un altare allestito all’esterno della Cattedrale Metropolitana (dove Jorge Mario Bergoglio, argentino di origine italiana, fu arcivescovo), poche ore dopo il funerale celebrato in Vaticano. La celebrazione è stata presieduta dall’arcivescovo di Buenos Aires, monsignor Jorge Ignacio García Cuerva, il quale ha sottolineato che Francesco, “come ogni buon padre, è stato padre di tutti, ma ha avuto una particolare attenzione per i più fragili, mostrando una predilezione per gli ultimi, i marginalizzati, i malati, gli scartati di questa società; un cuore di pastore, a immagine del cuore di Gesù, sempre pronto all’ascolto e al perdono, invitandoci a nostra volta a impegnarci per chi soffre”.
Nella foto qui sotto, la Messa a Timor Est; nelle foto in alto, alcuni momenti del funerale del Papa in Piazza San Pietro e la rosa bianca sul suo sepolcro (foto: Twitter X – @VaticanNews)
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