TORONTO – Un terremoto commerciale che produrrà scosse sismiche sull’economia mondiale per mesi, se non per anni. È quello scatenato ieri da Donald Trump con l’annuncio dell’attivazione dei dazi reciproci nei confronti degli altri Paesi. La base, comune a tutte le Nazioni, è del 10 per cento, alla quale si dovrà sommare il 25 per cento per le auto prodotte al di fuori degli Stati Uniti. Oltre a questo, ogni Stato estero dovrà fare i conti con pesanti misure punitive in termini di sovratariffe alle frontiere. Il presidente americano ha spiegato che nel calcolo effettuato dalla Casa Bianca, gli Stati Uniti implementeranno dazi doganali di circa la metà rispetto alle tariffe in vigore nei singoli Paesi. L’Unione Europea, ad esempio, ha imposto barriere doganali intorno al 39 per cento – cifra però che non trova riscontro da fonti indipendenti – e gli Usa, attiveranno per l’Europa dazi del 20 per cento. “Ci hanno derubato per anni, sono patetici”. Alla Cina è stato imposto il 34 per cento, al Giappone il 24 per cento, all’India il 26.
”È una giornata storica per gli Stati Uniti – ha detto Trump – anzi questa è una delle date più importanti della storia americana, perché annunciamo la nostra indipendenza economica. Da oggi costruiremo un’America più ricca e prospera: è in arrivo un’età dell’oro per il nostro Paese”.
“Altre Nazioni, con le loro barriere commerciali, hanno decimato interi comparti produttivi della nostra economia: da oggi cambia tutto. Con i dazi reciproci reclamiamo la nostra indipendenza commerciale, contro quello che altri Paesi ci hanno fatto per trent’anni e oltre. La colpa alla fine dei conti non è di queste Nazioni, ma dei presidenti che mi hanno preceduto.
Nel discorso, Trump annuncia che dalla mezzanotte scatteranno gli attesi dazi al 25% sulle auto straniere. E fa esempi “degli attacchi spietati che i nostri lavoratori hanno subito per tanti anni”. Gli Stati Uniti impongono agli altri paesi solo un dazio del 2,4% sulle motociclette. Mentre altri applicano tariffe molto più alte, come il 60%. L’India applica il 70%. Il Vietnam impone il 75%, e altri paesi arrivano anche oltre. “Fino ad oggi, gli Stati Uniti hanno per decenni imposto solo un dazio del 2,5% sulle automobili prodotte all’estero. L’Unione Europea – ha sottolineato – ci impone oltre il 10% di dazi e avrà il 20%. Molto, molto più alta”. A causa di queste “enormi barriere commerciali”, la maggior parte delle automobili in Corea del Sud è prodotto in Corea del Sud e lo stesso avviene in Giappone. “Nessuna delle nostre aziende può entrare in altri paesi” ha concluso.
Per quanto riguarda il governo canadese, tutta la giornata è stata vissuta con un pesante clima d’attesa per la scure in arrivo dalla Casa Bianca. Il primo ministro Mark Carney ha sospeso la propria campagna elettorale, ha raggiunto Ottawa dove si è collegato in video conferenza con i componenti della Commissione Relazioni Canada-Stati Uniti. Dalla Capitale ha assistito alla conferenza stampa di Trump, per poi riunirsi d’urgenza con gli altri ministri per limare il piano di risposta del Canada ai dazi reciproci. E proprio l’incertezza sul contenuto del provvedimento del presidente americano ha obbligato l’esecutivo canadese alla cautela più assoluta e la conseguente decisione di posticipare una risposta precisa, che comunque ci sarà in termini di contro dazi.
Nella foto in alto: Donald Trump ieri alla Casa Bianca mentre presenta i dazi doganali (screenshot da Twitter X – @WhiteHouse)