"È stato davvero terribile non potergli stare accanto"

di Giorgio Mitolo del 7 May 2020

TORONTO - 78 anni, sei figli e sette nipoti, Domenico Grossi (nella foto) - nato a Terelle, in provincia di Frosinone - avrebbe celebrato i 50 anni di matrimonio con sua moglie Jan il prossimo 16 maggio. Ma lo scorso 30 aprile il Covid-19 se l’è portato via, dopo 19 lungi e terribili giorni trascorsi da solo, in una stanza isolata dell’Humber River Hospital di Toronto.

"Il virus venuto dall’inferno" lo chiama la moglie Jan - oggi vedova - che ha voluto raccontare la loro storia al Corriere Canadese. "Ho ancora tanta gente che mi chiama e non può credere che sia morto. Era soprannominato ’Tarzan’ per quanto era forte".

Domenico era un carpentiere esperto, molto bravo nel suo lavoro, e nel tempo libero era solito ritrovarsi con gli amici a giocare a carte, in uno dei bar situati su Dufferin street, appena a nord di Glencairn Avenue.

E clienti di quei bar erano anche Diego Parisi ed un altro avventore, che hanno condiviso l’atroce destino di Domenico: tutti e tre uccisi dal terribile coronavirus Covid-19. "Non era più lui da alcuni giorni, stava male", - ricorda la moglie - sino a che abbiamo chiamato l’ambulanza che lo ha portato all’Humber River Hospital".

Ma durante la sua lunga e dolorosa degenza, Jan non ha potuto nemmeno fare una carezza al marito, dirgli una parola di conforto. "È stato davvero terribile non potergli stare accanto" ricorda la moglie, trattenendo a stenti l’emozione per il dolore ancora lacerante.

"Mia figlia ha parlato con lui per i primi giorni, al telefono, poi i medici lo hanno intubato - collegato al respiratore - e non è stato più possibile parlargli".

Domenico si è poi spento, in ospedale, il 30 aprile scorso. Ma la vedova è ancora scioccata da cosa è successo e non si dà pace: "mio marito e Diego Parisi frequentavano gli stessi due bar su Dufferin street (appena a nord di Glencairn, ndr); uno è un caffè e l’altro ha anche tavoli da biliardo. Parisi è morto una settimana prima di Domenico, ma quei bar hanno continuato a rimanere aperti. Perché?".

Jan condivide questo angosciante dubbio anche con Mike Colle, il consigliere comunale che rappresenta il collegio in cui questi bar sono situati e che si è adoperato affinchè venissero chiusi, ma invano. Questo nonostante Toronto Public Health abbia inviato più volte gli ispettori a controllare i locali nell'arco delle ultime settimane.

Ma, come lo stesso Colle ha sottolineato al Corriere Canadese, "le leggi provinciali permettono ai gestori di mantenere quei due bar aperti, nonostante non siano attività essenziali" ha ricordato il consigliere. Jan spera ora che altre persone non rischino la vita, frequentando quei locali, com’è purtroppo accaduto al suo Domenico.

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