Canada

Tariffe, Carney cerca la sponda di Pechino

TORONTO – Una sponda cinese nella guerra commerciale con gli Stati Uniti. È questo l’obiettivo di Mark Carney, che ieri si è incontrato con il presidente Xi Jiping ai margini dei lavori della prima giornata del Vertice Apec in Corea del Sud. Tanto per rendere l’idea dell’importanza del meeting, erano sette anni che un primo ministro canadese non incontrava il presidente cinese, anni in cui le relazioni tra i due Paesi hanno vissuto momenti di grande tensione fino ad arrivare ai giorni nostri, dove Ottawa e Pechino sono divise anche sul fronte commerciale. Il Canada infatti nei mesi scorsi ha imposto una tariffa del 100 per cento sulle auto elettriche prodotte in Cina: la motivazione ufficiale è che queste vetture vengono costruite attraverso sussidi statali che di fatto portano all’abbattimento del prezzo finale, violando quindi le più basilari regole della concorrenza.

La Cina, dal canto suo, non è certo rimasta a guardare, con l’imposizione di tariffe doganali altrettanto pesanti sulla colza canadese: anche qui Pechino ha colpito nel segno, visto che è proprio la Cina il mercato principale dell’export canadese di questo prodotto. Ora, vista la situazione che si è venuta a creare con gli Stati Uniti sotto l’amministrazione di Donald Trump – una vera e propria guerra commerciale che dura da mesi che sta mettendo in ginocchio numerosi comparti del nostro tessuto produttivo – il governo canadese sta pensando bene di chiudere il contenzioso con Pechino. L’esecutivo di Ottawa potrebbe tagliare se non addirittura eliminare i dazi sulle auto elettriche cinesi, in cambio dell’abrogazione delle tariffe sulla colza. Al momento in cui andiamo in stampa il vertice tra Carney e Xi Jiping è ancora in corso, ma secondo le attese il meeting non dovrebbe chiudersi con un accordo definitivo: in ogni caso sono state gettate le basi per una futura normalizzazione dei rapporti commerciali.

Nel frattempo negli Stati Uniti il Senato ha votato una mozione per l’eliminazione dei dazi doganali imposti dalla Casa Bianca al Canada. Il documento non è vincolante, ma indica la direzione che il Senato americano vorrebbe prendere: significativo il fatto che quattro senatori repubblicani abbiano votato a favore delle mozione presentata dai democratici, fatto che indica come lo stesso partito del presidente Trump sia diviso sulle misure punitive volute dalla sua amministrazione verso il nostro Paese. Il conteggio 50-46 è stato l’ultimo di una serie di voti di questa settimana per porre fine alle emergenze nazionali che Trump ha usato per imporre le tariffe. Anche se le risoluzioni alla fine non entreranno in vigore, hanno dimostrato di essere un modo efficace per i democratici di esporre le crepe tra la politica commerciale del presidente e i senatori repubblicani che hanno tradizionalmente sostenuto le argomentazioni del libero scambio.

Il senatore Tim Kaine della Virginia, il democratico che spinge le risoluzioni, ha affermato che i prezzi più alti causati dai dazi costringerebbero i repubblicani a rompere con Trump. “Diventerà insostenibile per loro chiudere gli occhi e dire: ’Mi iscrivo a qualsiasi cosa il presidente voglia fare’”, ha ribadito Kaine.

In alto: il primo ministro Mark Carney (foto: X – Carney)

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