Cultura

Strippoli, il nuovo maestro dell’horror italiano

TORONTO – L’Italia potrebbe avere un altro autorevole regista horror tra le mani, e il suo nome è Paolo Strippoli. Proprio come negli anni ’60, ’70 e ’80, quando i film di genere “giallo” di Argento e Bava introdussero nel genere immagini sofisticate, violenza esplicita e narrazioni ricche di suspense, i film più recenti di Strippoli (A Classic Horror Story e Piove) e i due successivi (La valle dei sorrisi e L’estranea) ricordano positivamente quel genere.

Non molto tempo dopo essersi diplomato alla scuola di cinema di Roma e aver realizzato diversi cortometraggi, Strippoli vinse il premio Franco Solinas per la sceneggiatura di L’Angelo Infelice. Poco dopo co-diresse il suo primo lungometraggio, A Classic Horror Story, al fianco di Roberto De Feo. I fan del film rimasero per lo più colpiti dal fatto che l’istinto di Strippoli non fosse quello di affidarsi a sangue e spaventi improvvisi (che utilizzava anche lui), ma piuttosto di costruire tensione psicologica e ansia per risultati più soddisfacenti.

Il suo ultimo film, The Holy Boy (La Valle dei Sorrisi), in vista della prima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia, segue un Insegnante (Sergio) tormentato dal suo passato. Sergio viene trasferito in una remota cittadina chiamata Remis, dichiarata la “città più felice d’Italia”, che presto scopre custodire un “oscuro e inquietante segreto”. L’ambientazione ricorda famose città immaginarie come “Summerisle” di Wicker Man, o la cittadina senza nome della Pennsylvania in cui è ambientato The Village di M. Knight Shyamalan.

“La valle dei sorrisi nasce dal desiderio di esplorare l’horror non solo come strumento di suspense, ma come spazio simbolico per raccontare una storia sulla fragilità dell’identità e sul disperato bisogno di appartenenza. In una comunità apparentemente idilliaca, dove il dolore è proibito e la serenità è trattata come una religione, si svolge il viaggio di Matteo”, afferma Strippoli. Aggiungendo che è un film sul “ruolo vitale del dolore nelle nostre vite. E su coloro che hanno il coraggio di non sorridere”.

Strippoli non si limita a scrivere horror, ma inquadra la sua narrazione entro i confini del genere. Le sue storie traggono spunto da circostanze reali e tangibili e si dipanano in modi inquietanti e ossessivi. Traumi familiari, dolore, risentimento, sopravvivenza e sfruttamento sono alcuni dei temi ricorrenti che si snodano nei suoi film. Raffaella Di Giulio, Direttore Vendite di Fandango, descrive La valle dei sorrisi come “il film con il maggior potenziale di crossover, anche al di là del genere, di qualsiasi altro lavoro di Paolo Strippoli fino a questo momento”.

Così come il regista americano M. Knight Shyamalan ha ampliato il genere horror negli anni ’90 con la sua narrazione tagliente, i suoi colpi di scena distintivi e l’attenzione alla profondità dei personaggi, lo stesso sta facendo il nuovo Maestro dell’horror italiano. Il terrore tipico di Strippoli affonda le sue radici nella facciata di normalità, che come una candela si scioglie lentamente, lasciando il pubblico alle prese con un’oscurità inquietante e latente. L’orrore che permane nella psiche a lungo dopo i titoli di coda… questo è ciò che Strippoli cerca.

La valle dei sorrisi uscirà nelle sale italiane il 17 settembre distribuito da Vision Distribution.

(Immagini per gentile concessione di Fandango e Vision Distribution)    

Massimo Volpe, autore di questo articolo, è un filmmaker e scrittore freelance di Toronto: scrive recensioni di film/contenuti italiani su Netflix

 

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