Di queste, sulla base delle consultazioni fatte in questi mesi, solamente 43 avrebbero dato il loro benestare grazie a un pacchetto che prevede risarcimenti e compartecipazione sui guadagni generati dal passaggio del greggio attraverso le loro terre.
La generale opposizione delle popolazioni native della British Columbia è stata ribadita con forza negli ultimi giorni da numerosi Chief.
Grand Chief Stewart Phillip, presidente della Union of B.C. Indian Chiefs, ha ribadito che le First Nation sono fortemente contrarie alla Trans Mountain Pipeline. Una presa di posizione sostenuta con forza anche dal capo indiano Will George: “Non ci faremo comprare - ha dichiarato - e bloccheremo questo oleodotto”.
“I diritti della nostra gente - gli ha fatto eco Dustin Rivers della Squamish First Nation - non sono stati rispettati. E quello del primo ministro Trudeau è stato un tradimento”.
Come è già successo in passato la strategia di resistenza dei nativi potrebbe svilupparsi lungo due strade parallele. Da un lato quella giudiziaria, con il ricorso alla Corte Suprema per ribadire la titolarità delle terre in questione, dall’altro quella sul territorio, con presidi, blocchi e proteste in loco. E tra i chief indiani, c’è chi addirittura sventola lo spauracchio di Oka, la crisi in Quebec che nel 1990 durò 78 giorni e si concluse in un bagno di sangue, con due morti e centinaia di feriti.