
Detto questo, il budget 2018 appare nel complesso deludente, contraddittorio e incompleto. Con la legge di bilancio vengono gettate le basi per la futura creazione di un piano nazionale sul Pharmacare. Ma si tratta di una sorta di dichiarazione d’intenti senza alcun tipo di copertura finanziaria.
All’appello non manca solamente una legge applicativa, ma anche una road map per arrivare al piano nazionale. Tradotto: le intenzioni sono buone, ma siamo ancora in alto mare. La nomina dell’ex ministro Eric Hoskins alla guida del pannello di esperti che dovranno gestire il faldone non può bastare. Serve un piano, servono date, servono proposte da discutere, magari confrontandosi con le opposizioni. E se per i conservatori l’opposizione al piano è del tutto ideologica, con l’Ndp si potrebbe avviare un dialogo su questo tema.
Ma è stato proprio il leader neodemocratico Jagmeet Singh il maggiore critico del piano presentato martedì, giudicato “una presa in giro” perché non accompagnato da una copertura finanziaria.
Un altro aspetto negativo - e su questo fronte i tory hanno fatto sentire la loro voce - è quello relativo al deficit. Manca in questo budget un credibile piano di rientro dal rosso di bilancio. Nella legge di bilancio si parla di una progressiva riduzione della spesa pubblica fino ad arrivare a un deficit di circa 12 miliardi di dollari nel 2022. Si viaggia troppo lentamente e si parla di un futuro troppo lontano: allora saremo nel terzo anno della prossima legislatura, quella che scaturirà dal voto del 2019.
Di fronte a un giudizio complessivamente negativo, nel budget però c’è sicuramente una misura estremamente positiva, che arriva però con grande ritardo a causa delle promesse non mantenute del ministro della Pubblica sicurezza Ralph Goodale. Ottawa infatti ha finalmente stanziato 82 milioni di dollari per cambiare il vetusto software utilizzato nella gestione della No Fly List canadese.
Un software che negli ultimi dieci anni ha impedito a migliaia di bambini canadesi di imbarcarsi su un aereo, colpevoli solamente di avere lo stesso nome di un presunto terrorista.
Anche in questo caso, però, i fondi saranno stanziati con il contagocce, partendo da 8 milioni di dollari nel 2018 e il resto nei quattro anni successivi. Il Corriere su questa particolare vicenda continuerà a stare alla finestra e a denunciare, come ha fatto più volte nei mesi scorsi, eventuali ritardi e negligenze.