TORONTO - Gli effetti della Brexit si fanno sentire anche nell’emigrazione italiana.
La conferma arriva dal “Rapporto Italiani nel Mondo 2018. della Fondazione Migrantes che, come ogni anno, scatta un’istantanea sulle principali tendenze del fenomeno migratorio nel Belpaese.
Dopo molti anni, la Gran Bretagna non è più la meta preferita degli italiani che decidono di partire per cercare fortuna all’estero. Stando ai dati relativi all’anno 2017, il Paese che ha registrato il maggior incremento di iscrizioni all’Aire per espatrio è la Germania (20.007), seguita dal Regno Unito che per tanti anni ha ricoperto la prima posizione di questa particolare classifica ma che, complici i timori e le incertezze legate al processo di fuoriuscita di Londra dall’Unione Europea, lo scorso anno ha registrato un crollo di arrivi dall’Italia (6mila iscrizioni in meno pari al 25,2 per cento).
In tutto gli italiani che hanno deciso di emigrare nella terra di Albione sono stati 18.517. La terza meta preferita è stata la Francia con 12.870 nuovi arrivi, seguita dalla Svizzera (11.931), dal Brasile (9.016), dalla Spagna (7.395) e dagli Stati Uniti (6.233).
Si continua con tre Paesi storici dell’emigrazione italiana del Ventesimo secolo: l’Argentina - con 5.458 arrivi, il Belgio - 3.062 e l’Australia con 2.812. Per arrivare al Canada bisogna andare alla tredicesima posizione con 1.899 nuove iscrizioni, dietro addirittura all’Irlanda (2.245) e Austria (1.913).
Con questi numeri - si legge nel rapporto - cambia anche la distribuzione complessiva degli italiani residenti all’estero, che arrivano a quota 5.114.469.
Il Paese con il maggior numero di cittadini iscritti all’Aire si conferma ancora una volta l’Argentina con 819.899 connazionali che hanno scelto di vivere nella Nazione sudamericana. Sul podio troviamo poi la Germania (743.799) e la Svizzera (614.545), seguite da Brasile (415,933), Francia (412.263) e Regno Unito (301.439).
Il Canada occupa l’11ª posizione con 140.734 iscritti all’Aire, dietro a Belgio (267.912), Stati Uniti (263.447), Spagna (164.117) e Australia (146.938). In generale da gennaio a dicembre 2017 si sono iscritti all’Aire quasi 243 mila italiani di cui il 52,8% per espatrio ovvero 128.193 italiani.
Nell’ultimo anno la crescita è stata del +3,3%, considerando gli ultimi tre anni la percentuale sale a +19,2% e per gli ultimi cinque si arriva addirittura a +36,2%. Il 37,4% di chi parte (quasi 48mila persone) ha tra i 18 e i 34 anni. I giovani adulti, (la classe tra i 35 e i 49 anni) sono un quarto del totale (poco più di 32mila persone).
Un’attenzione a sé meritano le fasce di età più mature. Infatti, se l’incidenza nel 2018 è dell’11,3% per chi ha tra i 50 e i 64 anni (valore assoluto: 14.500 circa) è il 7,1% dai 65 anni e oltre (valori assoluti: 5.351 persone per la classe 64-74 anni; 2.744 per la classe 75-84 anni e poco più di mille anziani per chi ha dagli 85 anni in poi).
Ma un ulteriore dato signifi cativo è rappresentato dall’aumento progressivo degli italiani iscritti all’Aire negli ultimi 12 anni: un numero questo che è progressivamente aumentato, a testimonianza di come la fuga dal Belpaese abbia subito una forte accelerazione. Nel 2006, infatti, gli italiani residenti all’estero erano 3.106.000, nel 2010 questa cifra è aumentata esponenzialmente, raggiungendo quota 4.028.000. Negli ultimi anni, poi, c’è stata una costante crescita fi no ad arrivare allo scorso anno, quando per la prima volta è stata sfondata quota 5 milioni.
Nell’ultimo anno gli italiani sono partiti da 107 province differenti e sono andati in 193 località del mondo di ciascuna realtà continentale. Milano, Roma, Genova, Torino e Napoli sono le prime cinque province di partenza.
La mobilità è ancora prevalentemente maschile (i maschi sono il 55% del totale) ma si rileva il peso importante delle partenze dei nuclei familiari. A sottolinearlo, i 24.570 minori (il 19,2% del totale), di cui il 16,6% ha meno di 14 anni e ben l’11,5% meno di 10 anni.