TORONTO - Non c’è più tempo da perdere. Il ministro degli Esteri Chrystia Freeland ieri è tornata a Washington in tutta fretta per riprendere i negoziati sul North American Free Trade Agreement (Nafta). Dal momento che c’è di mezzo il futuro del Nafta, la Freeland non ha esitato a rinunciare a un viaggio in Europa per tornare al tavolo dei negoziati dopo che lunedì Stati Uniti e Messico hanno siglato un accordo preliminare.
Dopo aver annunciato l’accordo, almeno in linea di principio con il Messico, Trump ha invitato il governo di Ottawa ad unirsi a quelle che ha definito “trattative commerciali americane-messicane” che si sono protratte per tutta l’estate senza il Canada. Come è nello stile del presidente americano, non è mancata una minaccia al Canada: se un nuovo accordo non sarà stipulato, ha detto, colpirà il paese con dazi pesantissimi sulle importazioni nel settore automobilistico.
La situazione non è delle più semplici dal momento che, dall’altro lato, la Freeland deve tener conto anche che il Canada non intende scendere a compromessi. Messico e Stati Uniti hanno concordato questioni riguardanti la proprietà intellettuale, il commercio digitale, la manodopera, i servizi finanziari e la soglia de minimis del Messico per le vendite on-line esenti da dazio che superano le frontiere. Inoltre, il nuovo accordo scadrà dopo 16 anni e sarà revisionato ogni sei anni.
Il Canada aveva respinto una precedente proposta degli Stati Uniti di rinegoziare il Nafta 2.0 ogni cinque anni. Trump, che ha giudicato il Nafta un “fregatura” per gli Stati Uniti, ha accolto la notizia dell’accordo con il Messico in modo favorevole, definendolo “una grande vittoria”.
«In un modo o nell'altro, giungeremo a un accordo con il Canada - ha detto il presidente Usa - potrebbe avvenire con i dazi sulle auto o con una intesa ottenuta con il negoziato. Francamente una tariffa sulle auto è il modo più facile, ma forse al Canada conviene la seconda ipotesi». Il Messico, dal canto suo, vorrebbe sigillare un nuovo accordo commerciale il 1º dicembre, prima che entri in carica il governo del presidente eletto Andres Manuel Lopez Obrador. La posizione di Trump sembra essere poco conciliante. I negoziati, che si protraggono da lungo tempo, non sono mai stati facili ma ad irritare Trump, secondo fonti di Global News, sembra essere stato un importante discorso di politica estera tenuto dal ministro degli Esteri Chrystia Freeland a Washington D.C lo scorso giugno.
La Freeland, che in quell’occasione ha ricevuto il prestigioso premio Diplomat of the Year dal Foreign Policy Magazine, nel suo discorso di accettazione si è rivolta direttamente agli americani presenti nella stanza manifestando preoccupazioni sulla direzione che gli Stati Uniti stanno prendendo sotto l’amministrazione Trump.
Ha criticato inoltre l'approccio dell’America alle relazioni internazionali incluso il commercio, le tariffe e le alleanze chiave come la Nato.
Secondo queste fonti sia il rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti Robert Lighthizer che il presidente Trump hanno giudicato il discorso un insulto, non solo per aver preso di mira pubblicamente l’amministrazione, ma anche perche è stato pronunciato a Washington, sul suolo americano.
Da ieri il Canada è rientrato in gioco con la speranza di stipulare un accordo sul Nafta vantaggioso. Bisogna vedere adesso quanta volontà c’è da entrambe le parti di smussare gli angoli.