TORONTO - L’ufficio del Primo Ministro (PMO) ha issato la bandiera – si fa per dire – per veder se qualcuno saluta. Usando diversi rappresentanti della Stampa di base ad Ottawa, il PMO sta verificando la risposta ad un’elezione federale anticipata. Sarebbe una proposta ridicola, quindici mesi prima della chiamata alle urne, già stabilita. Ciononostante, l’idea (senza senso) di “rafforzare la mano del governo” con un mandato rinnovato dalla gente, può sembrare altrettanto attraente, ma è tutt’altro. La ragione, presumibilmente, è quella di mostrare al presidente Trump, al Premier Ford, ai Sauditi e ai recalcitranti europei dell’accordo CETA, che il primo ministro Trudeau ha la fiducia e il sostegno assoluto del popolo canadese. Tutto inutile, a meno che gli “avversari” non abbiano espresso qualche dubbio. Se così fosse, perché attirare l’attenzione su una posizione del Canada debole e dipendente nel commercio continentale con i suoi partner in Nordamerica?
Al presidente degli Stati Uniti sembrano non interessare minimamente le preoccupazioni canadesi. Infatti, è aggressivamente sprezzante e pesantemente maleducato nei confronti di un collega statista internazionale, il nostro primo ministro. Potrebbe risultare una tattica discutibile un’elezione, fondata sul semplice pretesto di mostrare che il primo ministro Trudeau abbia la fiducia del suo elettorato, per aiutare a correggere quell’atteggiamento. In ultima istanza susciterebbe l’ingerenza di Trump per indebolire la sua posizione. E i liberali di Trudeau non pare aumenteranno il numero di seggi oltre quelli che detengono ora.
Neanche una riconferma del governo liberale migliorerebbe la posizione del Canada con i paesi europei del CETA. Quest’accordo non verrà ratificato in tempi brevi, specialmente da quando uno dei maggiori partner, l’Italia, ha dichiarato di non esserne più interessato. Il commercio tra le due nazioni sta andando continuamente in discesa dal 2015. Inoltre, gli europei sono sempre più presi dagli eventi provenienti dal Medio Oriente, il Nordafrica e la Russia. L’Arabia Saudita ha recentemente snobbato il Canada. Il governo dell’India ha manifestato un atteggiamento diplomatico simile durante la disastrosa visita del primo ministro. A livello nazionale, il primo ministro sta incontrando pressioni crescenti dalle comunità aborigene, dai governi del Canada occidentale, ostilità pesanti dal governo conservatore di Queen’s Park e antagonismo prevedibile dal prossimo nuovo governo del Quebec. È un paese difficile da governare, senza dubbio, se i traguardi principali sono misurati con i passi avanti solo su un “programma progressista”. Basta chiedere a Kathleen Wynne. Un’elezione, in queste circostanze, servirà soltanto ad attirare l’attenzione, nel corso del dibattito pubblico che suonerà come “Non tutto è perfetto alla corte di re Artù”. Perché recarvisi, se bisogna rinforzare “le tradizionali zone di sostegno”… a meno che anche queste non si stiano assottigliando.
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