Post voto, la rivolta silenziosa contro Scheer

di Francesco Veronesi del 7 November 2019

TORONTO - Confermare il leader sconfitto alle elezioni o voltare pagina?

È questo il dilemma di fronte al quale si sta trovando la classe dirigente del Partito Conservatore a partire dallo scorso 21 ottobre, quando i tory non sono stati in grado di battere il premier uscente Justin Trudeau nonostante l’evidente debolezza del leader liberale.

Ieri si è tenuto a Ottawa la prima riunione del caucus del partito, rigorosamente a porte chiuse, nel quale è stata sostanzialmente confermata la fiducia all’ex speaker della Camera.

Nessun ammutinamento del gruppo parlamentare, quindi, come peraltro era ampiamente prevedibile. Ma la minaccia alla leadesrhip di Scheer non arriva certo dal drappello di deputati e senatori presenti in Parlamento, ma dall’esterno. E questo perché tutti gli esponenti della variegata galassia conservatrice hanno ben presente un altro appuntamento ben più importante del meeting di ieri, ovvero la convention di aprile dove dovrà essere ufficialmente confermato se Scheer rimarrà in sella o meno.

Chi ha intenzione di sfidare il leader tory dovrà comunque uscire allo scoperto nelle prossime settimane, visto che è assai improbabile che lo stesso leader decida il clamoroso passo indietro e la rinuncia alla leadership.

Per ora i papabili alla sostituzione di Scheer hanno lanciato dei segnali, ma non hanno scoperto completamente le loro carte.

Peter MacKay, ex ministro del governo Harper, ha criticato con forza l’operato del leader conservatore, paragonando la sconfitta elettorale a “un gol mancato a porta vuota”. Una presa di posizione durissima, annacquata poi dalle dichiarazioni successive di “completa lealtà" verso Scheer.

Eppure in molte zone del Paese, dove i conservatori non hanno sfondato, il malcontento verso il leader sta crescendo così come la voglia di un cambiamento alla guida del partito. A Toronto e dintorni, dove i tory hanno conquistato appena 3 seggi, si sta già lavorando in questa direzione.

Un altro possibile candidato di peso potrebbe essere Jason Kenney, premier dell’Alberta e au-to proclamato portavoce del malessere delle province dell’Ovest, che si sentono sotto rappresentate e che vorrebbero un uomo forte a Ottawa.

Ma bisogna fare in fretta, perché la debolezza di Trudeau è sotto gli occhi di tutti. Secondo un sondaggio pubblicato ieri dalla Nanos, la luna di miele tra il primo ministro e l’elettorato canadese non è mai iniziata: se si votasse oggi, i liberali sarebbero al 31,1 per cento contro il 32,5 dei tory.

Nella foto, Andrew Scheer

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