Trudeau: “C’è stata un’erosione della fiducia”

di Francesco Veronesi del 8 March 2019

TORONTO - Justin Trudeau tira dritto per la sua strada. Il giorno dopo la testimonianza del suo ex braccio destro Gerald Butts in commissione Giustizia, il primo ministro fa il punto della situazione ammettendo che nei mesi scorsi tra lui e l’ex Attorney General Jody Wilson-Raybould c’è stata una progressiva “erosione della fiducia" che doveva essere affrontata con un approccio diverso.

Ma allo stesso tempo il leader liberale ha continuato a ribadire che a suo avviso nella vicenda SNC-Lavalin non vi è stata alcuna violazione di legge e che l’azione di governo è stata dettata da un’unica prerogativa, quella della salvaguardia dei posti di lavoro dei dipendenti della compagnia di Montreal.

Semmai - è questo il ragionamento del primo ministro - il rimpianto è quello di non essersi accorto del progressivo deterioramento nei rapporti con il ministro della Giustizia e con il suo entourage.

Anche perché i segnali di questa incrinatura erano diventati visibili: Wilson-Raybould, evidentemente, aveva preso una decisione che non rispettava appieno quanto avrebbe voluto Trudeau.

“Ogni interazione che è avvenuta è stata semplicemente una conversazione tra colleghi su come gestire questa problematica questione. Sia io che il mio staff ritenevamo che l’Attorney General fosse pronta a considerare altri aspetti di interesse pubblico, mentre adesso capisco che lei vedeva la questione differentemente".

Ma le parole del primo ministro non hanno convinto le opposizioni, che continuano a chiedere chiarezza. Il leader del Partito Conservatore Andrew Scheer ribadisce che l’unica soluzione, a questo punto, sono le dimissioni di Trudeau.

“Stiamo assistendo - ha detto - a un tentativo di giustificare e normalizzare la corruzione. È chiaro più che mai che dentro il suo governo l’interferenza politica e la violazione dello Stato di diritto rappresentano la normalità".

Scheer, oltre alle dimissioni di Trudeau, ha anche chiesto l’intervento formale dell’Rcmp. A rincarare la dose ci ha pensato il leader dell’Ndp, Jagmeet Singh.

“Siamo di fronte a un primo ministro che incolpa chiunque fuorché se stesso, cercando di gettare discredito su Jody Wilson-Raybould".

Singh ha ribadito la sua proposta di attivare una commissione d’inchiesta indipendente. Dopo la deposizione di Butts, ci troviamo di fronte a due versioni antitetiche di quanto avvenuto in merito allo scandalo SNC-Lavalin.

Da un lato abbiamo la tesi della Wilson-Raybould, che sostiene di aver subito pressioni e interferenze per quattro mesi e di non essersi piegata ai diktat del primo ministro, in quanto per legge la decisione in materia spetta unicamente al ministro della Giustizia e non al capo del governo.

E sarebbe stata proprio questa sua fermezza ad aver costretto Trudeau ad allontanarla dal dicastero della Giustizia nel rimpasto di governo di metà gennaio. Ma lo scenario dipinto dalla Wilson-Raybould cozza con la versione fornita da Butts.

Secondo l’ex segretario principale del primo ministro, non vi è stata alcuna interferenza, ma un normale dialogo all’interno della compagine governativa per una questione scottante ed estremamente delicata, visto i 9mila posti di lavoro in ballo.

Smentita anche la tesi “dell’allontanamento punitivo. dal ministero della Giustizia: dopo le dimissioni di Scott Brison, c’era bisogno di una figura autorevole per l’incarico di ministro dei Servizi Indigeni e la scelta di Trudeau era proprio ricaduta sulla Wilson-Raybould. Che, sempre secondo Butts, decise di rifiutare la nomina perché voleva restare Attorney General.

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