Gli mp con MacKay: Bergen ci ripensa, O’Toole in corsa

di Francesco Veronesi del 28 January 2020

TORONTO - Peter MacKay continua a fare incetta di endorsement nel gruppo parlamentare del Partito Conservatore. L’ex ministro - primo big ad aver ufficializzato la sua intenzione di candidarsi alla leadership tory - si è ormai assicurato una posizione di vantaggio, sfruttando anche le titubanze, i dubbi e i timori degli altri papabili alla successione del leader dimissionario Andrew Scheer.

A un mese esatto dalla chiusure delle liste per le candidature, MacKay può così contare del sostegno di 15 deputati federali: Ziad Aboultaif, Dean Allison, Luc Berthold, James Bezan, Blaine Calkins, Colin Carrie, Scot Davidson, Ed Fast, Kerry-Lynne Findlay, Ben Lobb, Dave MacKenzie, Phil McColeman, Pierre Paul-Hus, Doug Shipley, Bob Zimmer hanno già annunciato il loro appoggio incondizionato all’ex ministro, insieme a un ampio numero di ministri e deputati provinciali.

E avere il sostegno di un parlamentare si traduce in un rafforzamento in ambito locale e di singole associazioni di distretto che alla lunga può avere un peso decisivo sull’intero andamento della corsa alla leadership.

Ieri è stata la giornata di Erin O’Toole. Come avevamo anticipato, l’ex ministro degli Affari per i Veterani ha ufficializzato la propria candidatura, con l’obiettivo di migliorare il risultato del 2017, quando a conclusione della corsa alla leadership poi vinta da Scheer si classificò al terzo posto nelle preferenze.

In questo momento O’Toole sembra essere l’unico candidato che possa nutrire qualche speranza di successo contro MacKay, vista anche la pochezza degli altri contendenti. La lista è abbastanza lunga, anche se è probabile che da qui al 27 febbraio possano esserci altre defezioni.

Al momento risultano candidati due deputati federali - Marilyn Gladu, parlamentare e ministro ombra della Sanità - e Dereck Sloan, alla sua prima esperienza da parlamentare. Con loro troviamo Richard Decarie - chief of staff di Stephen Harper dal 2003 al 2005, al centro delle polemiche per aver dichiarato che “l’essere gay è una scelta” - l’imprenditore dell’Alberta Rick Peterson, l’ex collaboratore di due ministri Aron Seal e Bobby Singh, imprenditore della GTA e candidato conservatore sconfitto alle elezioni del 2019 nel distretto di Scarborough-Rouge Park.

Insomma, davvero poca roba.

In ogni caso nella possibile corsa a due che porterà alla convention di Toronto del 27 giugno potrebbe inserirsi un terzo incomodo. Nelle ultime ore, infatti, Candice Bergen ha dichiarato di non aver preso ancora una decisione sulla sua ipotetica candidatura. In precedenza la stessa capogruppo alla Camera del Partito Conservatore aveva negato di essere interessata a scendere in campo.

Probabilmente, il passo indietro di altri potenziali candidati di peso - tra tutti, Rona Ambrose, Pierre Poilievre e Jean Charest - lascerebbe spazio alla sua candidatura, che andrebbe a pescare soprattutto i voti dell’ala moderata del partito. Ma anche in questo caso non c’è nulla di definitivo: bisognerà attendere ancora qualche giorno prima di una scelta definitiva.

In sostanza, però, le prime impressioni non cambiano. Stiamo andando incontro a una corsa che Peter MacKay può solamente vincere. E la squadra messa in campo dall’ex ministro della Difesa non sta solamente lavorando alla campagna per la leadership, ma anche sulla tabella di marcia su scala nazionale a partire dal 28 giugno. Perché il vero obiettivo non è la convention del 27 giugno, ma la caduta del governo Trudeau.

In caso di vittoria, MacKay cambierà l’approccio del partito, che in questa fase sta collaborando con il governo di minoranza liberale proprio perché non ci sono alternative.

Quando ci sarà il nuovo leader, la musica è destinata a cambiare. Il lavoro dell’opposizione sarà focalizzato sul provocare la crisi di governo e sulle conseguenti elezioni anticipate. Nella tabella di marcia di MacKay, il governo Trudeau ha davvero i mesi contati.

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