TORONTO - A distanza di qualche giorno dal meeting del Toronto Preservation Board nella comunità legata al Columbus Centre c’è ancora una atmosfera di gioia e di grande soddisfazione. Il via libera dato all’inclusione del centro comunitario - e della proprietà tutta al 901 Lawrence Avenue West - nell’Heritage Register di Toronto è stato una vittoria importante. «Questo sarà confermato ufficialmente con una votazione al primo incontro regolare del consiglio comunale nel 2019 - dice Ian D. MacDonald, fondatore della Columbus Athletic and Social Association (CASA) - dal momento che è stato proprio il Consiglio comunale a raccomandare all’unanimità che la questione fosse sottoposta al Toronto Preservation Board è improbabile che l’iscrizione nell’Heritage Register non venga approvata».
Un meeting, quello di giovedì scorso, caratterizzato dall’emotività e dalle lacrime di alcuni speaker intervenuti a difesa del Columbus Centre. Il grazie va quindi alla comunità che è scesa in campo da oltre un anno portando avanti con le unghie e con i denti una battaglia che sembrava essere persa in partenza. Non è stato così e nonostante Villa Charities Inc. che ha remato contro per tutto il tempo. E che in questo meeting, tramite il presidente e ceo di VCI Anthony Di Caita ha ancora provato a ribaltare la situazione.
Solo Di Caita si è presentato per difendere la posizione di Villa Charities Inc., nessun altro direttore del board è intervenuto. «Come relatore, Anthony Di Caita ha la meravigliosa abilità di poter alienare l’intera stanza non appena inizia con i suoi discorsi acidi - aggiunge MacDonald che di certo non le manda a dire - Di Caita, è stato l’unico inviato a parlare in opposizione alla heritage designation e si è lamentato per il poco tempo a disposizione per prepararsi. Otto giorni erano pochi secondo lui, troppo pochi anche per gli avvocati di Villa Charities. Ha quindi detto che la domanda per la designazione di heritage contiene degli errori ma non ha saputo individuarne alcuno significativo».
MacDonald è rimasto colpito dall’impreparazione totale del ceo di VCI. «Quando è stato chiesto a Di Caita di spiegare chi rappresenta Villa Charities, questo ha avuto difficoltà a spiegare come i direttori auto-nominati di Villa Charities abbiano ottenuto il controllo dittatoriale di questo centro comunitario - continua MacDonald - Villa Charities può avere assunto il controllo del Columbus Centre ma non ha certamente alcun dominio dal punto di vista morale ed emotivo su questo».
Quel che ha lasciato senza parole la comunità è stata l’assenza dei membri del board di VCI “che hanno dimostrato di non avere a cuore abbastanza la questione da presentarsi e opporsi alla proposta di heritage designation”. Intanto nella comunità aumentano le pressioni per le dimissioni di Di Caita e del board di VCI che ha dimostrato di non essere all’altezza dell’importante compito e che non rappresentano in alcun modo la comunità.
I fatti parlano da soli.