Canada

Viaggi all’estero e restrizioni violate, la lista si allunga

TORONTO – Lo scandalo dei viaggi all’estero e della violazione delle restrizioni anti Covid da parte di politici e autorità pubbliche si allarga a macchia d’olio.

La vicenda, che nei giorni scorsi ha provocato le dimissioni di due ministri provinciali – Rod Phillips in Ontario e Tracy Allard in Alberta – e la gogna mediatica su una dozzina di parlamentari nei due livelli di governo, sta infiammando l’opinione pubblica canadese.

Ultimo in ordine di tempo ad essere pizzicato oltreconfine è stato Tom Stewart, amministratore delegato di due importanti strutture ospedaliere della provincia – il St.
Joseph’s Health System e il Niagara
Health – nonché membro di numerose commissioni di esperti create dal governo per navigare nelle difficili acque della pandemia di coronavirus.

Stewart ha trascorso insieme alla moglie una vacanza nella Repubblica Dominicana dal 18 dicembre al 5 gennaio, in barba alle restrizioni e alle linee guida implementate anche sotto suo consiglio. Il Ceo è stato costretto a dimettersi dalle varie commissioni, mentre avanza la richiesta di un suo passo indietro anche dalla guida dei due hub ospedalieri, nei quali – tra le altre cose – vengono curati e accuditi centinaia di pazienti Covid ed a cui è stata affidata la gestione di alcune case di cura a lunga degenza in difficoltà a causa di focolai di coronavirus fuori controllo.

Ieri è arrivato il tardivo mea culpa da parte del diretto interessato. “Come leader del settore sanitario – ha fatto sapere – le mie azioni ingiustificabili in nessun modo riflettono l’impegno profuso dallo staff del St. Joseph’s Health System”.

Stewart si trova in buona compagnia. Sempre ieri è stato confermato come anche Maxime Bernier abbia trascorso – questa volta in novembre – un periodo di vacanza in Florida con la moglie. Ma almeno, da questo punto di vista, non ci troviamo di fronte ad alcuna forma di ipocrisia. Il leader del People’s Party del  Canada fa parte della fronda filo-negazionista del Covid e si è opposto pubblicamente alle restrizioni imposte dal governo federale.

Nei giorni scorsi lo stesso Bernier si era scagliato contro i politici che avevano  viaggiato all’estero senza dirlo pubblicamente.
“Voglio essere chiaro – aveva sottolineato – il problema non è quello di viaggiare all’estero – ma che questa gente pubblicamente è d’accordo con queste stupide regole autoritarie imposte sui canadesi e poi si prendono tranquillamente l’aereo per viaggiare oltre confine”.

E fa discutere anche la vicenda legata a Gila Mortow. La deputata provinciale di Thornhill durante le feste ha trascorso alcuni giorni al cottege di famiglia vicino a Peterborough, a 130 chilometri dalla sua casa di residenza. Con lei anche il figlio di 28 anni e sette suoi amici. “Fanno parte della sua bolla sociale”, si è giustificata la parlamentare, interessata a
candidarsi a livello federale in vista delle prossime elezioni e che quindi non ha bisogno di cattiva pubblicità. Dimenticandosi però che le regole imposte dal premier del suo partito vietano incontri e assembramenti tra persone che non vivono sotto lo stesso tetto e che il concetto di bolla sociale, in questa fase della pandemia, non ha alcun significato.

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