TORONTO - La nuova fase in Ontario si apre all’insegna della polemica. Lo scontro, che coinvolge la classe politica e le autorità sanitarie che hanno guidato le scelte lungo il tortuoso percorso degli ultimi due mesi, verte sull’utilizzo delle mascherine e sui tamponi per individuare i contagiati da Covid-19.
Partiamo da una constatazione banale ma decisiva: il virus SARS-CoV-2 ha ancora tantissimi aspetti misteriosi. La durata della positività dopo essere stati contagiati, gli effetti a medio-lungo termine sul nostro corpo, il basso numero di contagi tra i bambini, il presunto calo della virulenza registrato in molti Paesi sono alcuni tra i numerosi punti interrogativi ai quali la comunità scientifica deve dare risposte certe.
I cittadini, quindi, si devono per forza di cose aggrappare a quelle poche certezze che sono state comunicate dalle autorità sanitarie: il distanziamento fisico, l’evitare luoghi chiusi e affollati, il lavarsi costantemente le mani.
Sulle mascherine, forse anche per colpa di posizioni a volte contraddittorie da parte degli stessi virologi, non abbiamo ricevuto un messaggio univoco.
A metà marzo, quando è scattato il lockdown in Canada e con questo una lunga lista di restrizioni, la Chief Public Health Officer federale Theresa Tam definì “sostanzialmente inutile”indossare le mascherine chirurgiche: non proteggono dal Covid-19 - disse - e spingono chi le indossa a toccarsi costantemente la faccia.
Con il passare delle settimana la posizione delle autorità sanitarie federali, provinciali e municipali è cambiata costantemente, fino ad arrivare alla raccomandazione di indossare le mascherine sui mezzi di trasporto pubblico e in tutte le situazione dove risulta difficile mantenere un distanziamento fisico di almeno due metri.
La spiegazione è abbastanza semplice: la mascherina chirurgica non protegge chi la indossa, ma le altre persone attorno a lui, nel caso in cui fosse un positivo asintomatico. Benissimo. Ma ci chiediamo: questa ulteriore cautela per frenare il contagio non valeva anche due mesi fa? Perché le autorità sanitarie non hanno raccomandato sin dall’inizio della pandemia l’utilizzo di queste mascherine?
La polemica degli ultimi giorni ruota attorno anche ai tamponi. In questo caso la comunità scientifica è concorde nel constatare come quella dei test a tappeto sia una delle poche armi ecaci che abbiamo per frenare il contagio. Tamponi che devono essere fatti in grande numero, velocizzando i tempi delle analisi e dei risultati.
In Ontario, secondo il premier Doug Ford, le strutture sanitarie sarebbero in grado di efettuare circa 20mila tamponi al giorno. Tuttavia quella cifra non è stata mai raggiunta: mercoledì sono stati fatti poco più di 10mila test, martedì 7.382, lunedì appena 5.813. In tutto il Canada la media giornaliera dell’ultima settimana è di 28mila tamponi totali.
Il problema è evidente: se non siamo in grado di avere una mappatura abbastanza dettagliata sullo sviluppo dei casi, non potremo mai contrastare efficacemente il contagio.
Nelle ultime 24 ore, a complicare la situazione, è arrivata una nuova direttiva delle autorità sanitarie provinciali: bisogna fare i tamponi anche a chi presenta sintomi lievi, a differenza dell’approccio delle ultime settimane, dove venivano fatti i test prevalentemente alle persone che presentavano più sintomi accompagnati da difficoltà respiratorie.
Ma non basta. Tra gli esperti c’è chi si spinge anche più in là. L’epidemiologo Isaac Bogoch ha infatti proposto di effettuare i tamponi anche sugli asintomatici, portando a sostegno della sua tesi quanto è avvenuto in Alberta: “Nell’area di Calgary sono state testate mille persone asintomatiche e sono stati trovati 50 casi positivi”. Persone inconsapevolmente in grado di contagiare altre persone, alimentando il contagio.
In vista della potenziale seconda ondata della pandemia, abbiamo bisogno di un messaggio univoco da parte delle autorità sanitarie, insieme a una strategia lineare che ci permetta di parare il nuovo colpo del Covid-19.