Ontario

Restrizioni e ripensamenti,
il governo Ford nel caos

TORONTO – Un passo avanti e uno indietro. Il governo provinciale guidato da Doug Ford continua in questi ultimi giorni a mandare segnali di grande instabilità e insicurezza, proprio nella fase in cui – vista la gravità della situazione in Ontario – servirebbe un esecutivo capace di affrontare i problemi con decisione e tempestività. Ma facciamo un passo indietro.

Venerdì, come era stato ampiamente annunciato, il premier ha deciso di adottare una lunga lista di nuove restrizioni nel tentativo di porre un freno alla corsa del Covid-19, che in provincia appare ormai fuori controllo. Tre le nuove misure previste, il divieto di spostamenti inter-provinciali con tanto di polizia ai confini con Manitoba e Quebec, abbassamento della capienza di alcuni esercizi commerciali, facoltà concessa alla polizia di fermare chiunque per verificare se via sia il rispetto dell’obbligo di rimanere a casa, chiusura di tutti i parchi giochi, campi da basket e da calcio, limitazione degli orari di vendita di alcuni negozi.

Poi, la linea del governo ha iniziato ad avere le prime incrinature. Dopo qualche ora la polizia di Toronto ha fatto sapere che non avrebbe messo in atto quanto richiesto dal governo, ma che al contrario avrebbe continuato ad intervenire solamente di fronte al legittimo sospetto di un assembramento all’esterno o al chiuso.

Allo stesso tempo numerosi virologi e medici hanno criticato aspramente alcuni aspetti della nuova stretta voluta dal governo provinciale: il Covid-19 – è questa la tesi di fondo della critica – è molto più trasmissibile in luoghi chiusi, mentre all’esterno il coronavirus fa più fatica a infettare le persone. Di conseguenza chiudere i parchi giochi per i bambini e le altre attività all’esterno rappresenterebbe un controsenso.

Il premier incassa la critica e sabato decide di tornare sui suoi passi: dai nuovi provvedimenti viene eliminata la decisione di chiudere i parchi giochi, così come viene tolta la richiesta fatta alla polizia di effettuare controlli per la strada.

Nel giro di 24 ore, in sostanza, Ford è costretto a stravolgere quanto era stato appena deciso, approvato e annunciato. Un po’ quello che era successo per le scuole, con il ministro Stephen Lecce che aveva assicurato il mantenimento dell’apertura dopo lo spring break salvo poi essere contraddetto dalla decisione del premier poche ore dopo.

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