TORONTO - «I sindacati possono scegliere. Possono decidere di tornare al tavolo dei negoziati e annullare gli scioperi mentre si tratta per raggiungere un accordo, questo è il mio messaggio. Hanno l’opportunità di aiutarci a dare l’esempio e mettere al primo posto i bambini. Spero davvero che accettino».
È stata questa la richiesta fatta dal ministro dell’Istruzione Stephen Lecce ai sindacati degli insegnanti dopo che, con una mossa a sorpresa martedì ha annunciato che manterrà le dimensioni medie delle classi delle scuole superiori a 23 e che i corsi di e-learning non saranno obbligatori.
Entrambe le questioni erano state precedentemente citate dai sindacati degli insegnanti della provincia come principali punti di contesa nei loro negoziati con il governo. Le sue parole sono però cadute nel vuoto.
Come già programmato oggi i docenti delle scuole cattoliche della provincia rappresentati dall’Ontario English Teachers’s Association (OECTA), quelli di lingua francese aderenti all’Association des enseignantes et des enseignantes franco-ontariens (AEFO) e nove provveditorati (Toronto incluso) delle scuole pubbliche superiori hanno scioperato.
Le concessioni fatte dal governo non sembrano aver smussato gli angoli per favorire il raggiungimento di un accordo tra le parti. Mentre Lecce ha detto che i sindacati erano al corrente da tempo di questo dietrofront riguardo dimensioni delle classi e corsi obbligatori online, i rappresentanti dell’OECTA e dell’Ontario Secondary School Teachers’ Federation hanno negato di aver mai sentito prima d’ora queste proposte.
«Alla fin fine, se vogliono giungere a un accordo, debbono focalizzarsi solo sul tornare al tavolo delle trattative e smettere di trovare scuse. I genitori lo meritano», ha tagliato corto il ministro.
La conferenza stampa di Lecce di martedì pomeriggio sembra aver trovato del tutto impreparati i sindacati.
Dopo aver affermato a caldo che gli insegnanti cattolici avrebbero accettato un aumento salariale dell’1% a condizione che il governo avesse tenuto fede alla riduzione del numero di studenti per classe e alla non obbligatorietà dei corsi di e-learning, ieri la presidente Liz Stuart ha cambiato rotta ed ha puntualizzato che migliaia di posti di insegnamento andranno comunque persi.
«Come abbiamo visto tante volte nel corso di questi negoziati, il governo Ford vuole il pieno credito per le mezze misure. Ancora una volta, invitiamo il governo a smettere di minare il processo di contrattazione e a venire al tavolo con un vero piano per invertire i loro tagli all’istruzione finanziata con fondi pubblici», ha detto la Stuart.
Il presidente dell’OSSTF Harvey Bischof ha accolto in modo negativo la conferenza stampa di Lecce che ha giudicato una prodezza “dilettantistica” che ha interrotto i colloqui esplorativi veri e propri con il sindacato.
«Erano ancora in corso discussioni attive e questo ministro ha scelto di lanciare una bomba a mano sul tavolo delle trattative - ha aggiunto Bischof - mi piacerebbe vedere Lecce portare proposte al tavolo delle trattative».
Del tutto insoddisfatto dell’annuncio del ministro dell’Istruzione è anche il presidente dell’ETFO Sam Hammond: «Abbiamo imparato dall’esperienza passata che gli annunci pubblici del ministro Lecce non si traducono necessariamente in proposte negoziali al tavolo», ha detto Hammond.
L’idea condivisa da tutti i presidenti dei sindacati della scuola è che qualora non fosse stato reso pubblico il documento sulle consultazioni pubbliche che sconfessa le affermazioni di Ford e Lecce sulla popolarità delle loro decisioni, non ci sarebbe stato il dietrofront del governo.
E mentre la diatriba continua oggi i genitori hanno dovuto fare i conti, ancora una volta, con la sistemazione dei loro figli rimasti a casa.