TORONTO - Secondo Doug Ford gli insegnanti della provincia si sono smascherati. L’aver inscenato lo sciopero nonostante le concessioni del governo sulla dimensione delle classi e sull’e-learning mostra chiaramente che la disputa in corso riguarda la retribuzione. Ieri gli insegnanti, armati di cartelli e scandendo slogan (“No cuts mean no cuts”), hanno marciato attorno a Queen’s Park per protestare contro il governo: una manifestazione, questa, che il ministro Lecce dopo la conferenza stampa di martedì, aveva chiesto invano di cancellare.
Non è stata sufficiente l’offerta di portare a 23 il numero degli studenti nelle classi delle scuole superiori - originariamente il numero voluto dal governo era di 28 - e non è servita a nulla lasciare piena libertà agli studenti sui corsi di e-learning abolendone l’obbligatorietà.
Il dietrofront del governo dopo che per mesi si era dimostrato irremovibile su queste due misure ritenute necessarie per ridurre la spesa e bilanciare i libri contabili, non ha scalfito la decisione degli insegnanti delle scuole cattoliche, francesi e superiori pubbliche di scioperare.
I docenti dicono di non fidarsi delle promesse fatte durante la conferenza stampa da Lecce, dal momento che il governo alle parole spesso non fa seguire i fatti.
«L’ultima offerta del governo comporterebbe comunque la perdita di quasi 1.800 posti di lavoro», ha detto ieri il presidente dell’Ontario Secondary School Teachers’ Federation (OSSTF) Harvey Bischof al quale ha fatto eco la presidente dell’Ontario English Catholic Teachers’ Association (OECTA) Liz Stuart: «Vengano a negoziare con un vero piano per invertire i tagli che hanno fatto all’istruzione finanziata con i fondi pubblici», ha tagliato corto.
Che alle concessioni del governo i sindacati abbiano risposto picche non è piaciuto al premier Ford. «Il mio messaggio ai sindacati è che il partito ha stretto la cinghia per quel che riguarda il denaro dei contribuenti - ha detto - rientrate nelle vostre classi».
Il governo ha offerto agli insegnanti un aumento di stipendio dell’uno per cento, mentre gli insegnanti chiedono il due per cento. Quel che è certo è che i genitori continuano ad affrontare disagi enormi per sistemare i loro figli quando a causa delle serrate non possono andare a scuola ma Bischof ha affermato di ritenere che i genitori, nonostante il passo indietro del governo sulle dimensioni delle classi e sull’e-learning, continuino a sostenere gli insegnanti.
«Non credo affatto che il pubblico decida improvvisamente di essere favorevole ai tagli alla qualità dell’istruzione dei propri figli - ha affermato - Lecce sta ancora parlando di tagliare migliaia e migliaia di corsi facoltativi».