Ontario

Case di cura,
schiaffo in faccia al governo

TORONTO – Il settore dell’assistenza a lunga degenza dell’Ontario e il ministero che lo sovrintende non erano “preparati o attrezzati” per gestire la lunga lista dei problemi causati dalla pandemia di Covid-19. È questa, per sommi capi, la conclusione che emerge dal nuovo rapporto dell’auditor general della provincia.

Il rapporto sulla prontezza e sulla risposta alla pandemia nel long-term care, pubblicato ieri dal revisore generale, Bonnie Lysyk, sostiene che nel momento in cui il nuovo coronavirus ha iniziato a devastare le case di cura a lunga degenza della provincia nel marzo 2020, era ovvio che “la prevenzione dell’infezione, l’individuazione e le azioni di cura del paziente erano necessarie – e necessarie rapidamente – per prevenire tassi di mortalità sconcertanti ” nel settore del LTC.

Ma tutto questo non è successo. Quel che si è verificata invece è stata un’ecatombe di anziani.

I primi casi di Covid-19 sono stati individuati in quattro case LTC il 17 marzo dello scorso anno. Da marzo 2020 a fine anno, il 76% delle case di cura in Ontario ha segnalato casi di Covid-19 tra i residenti e il personale. Fino a ieri sono morti 3.756 residenti e 11 membri del personale del sistema di assistenza a lunga degenza della provincia.

“Data la natura di lunga data di questi problemi e i rischi di esiti gravi, è necessario mantenere l’attenzione di chi prende le decisioni focalizzata su ciò che deve cambiare, anche se i vaccini hanno contribuito a ridurre in modo significativo i focolai di Covid-19 e i decessi nelle case di cura”, ha scritto Lysyk.

Secondo il revisore generale le direttive impartite al settore dalla provincia e dal dottor David Williams, Chief Medical Officer of Health, non sono state chiare. “Ci sarebbe potuta essere più chiarezza e guida da parte del Chief medical officer of health – ha detto Lysyk – le loro azioni hanno inavvertitamente complicato le cose”.

Il rapporto afferma che in particolare tre problemi hanno causato la strage che si è consumata in queste strutture.

La prima è che, nonostante le raccomandazioni specifiche formulate da un gruppo di esperti dopo l’epidemia di Sars nel 2003, non sono state intraprese azioni sufficienti per prepararsi alla “volta successiva”.

La seconda è che le preoccupazioni sollevate da oltre un decennio sulle debolezze sistemiche del settore non sono state affrontate mentre in terzo luogo, la mancanza di integrazione con il settore sanitario non ha consentito a queste strutture di beneficiare appieno delle necessarie competenze salvavita.

Tanti i problemi specifici che hanno avuto un impatto sui residenti, si legge nel rapporto: gli anziani, ad esempio, vivevano in stanze con tre o quattro occupanti, le case di cura non avevano personale e la formazione dello staff per prendersi cura adeguatamente dei residenti è stata insufficiente. Inoltre è mancata una costante prevenzione e controllo delle infezioni anche prima della pandemia.

Una “problematica applicazione delle norme” è culminata con l’interruzione da parte del ministero delle ispezioni proattive e complete delle case nell’autunno del 2018. E come se non bastasse, fa notare la relazione della Lysyk, il divieto alle famiglie di visitare queste case durante la pandemia ha eliminato i residenti di una preziosa fonte di assistenza.

“La misura aveva lo scopo di controllare i focolai di Covid-19 limitando il numero di persone che entrano nelle case – recita il rapporto – tuttavia, questa mancanza di contatto ha comportato un costo emotivo e fisico per i residenti e le loro famiglie, in molti casi con conseguente deterioramento delle condizioni fisiche e mentali degli anziani”.

Il rapporto formula diverse raccomandazioni, tra le quali la necessità che il ministero riveda il processo di concessione delle licenze per le case di cura a lunga degenza in modo che agli operatori venga richiesto di rinnovare le loro strutture entro un lasso di tempo realistico ma che deve essere in ogni caso “breve e definito”.

Un’altra raccomandazione è quella di esaminare se il piano della provincia per aggiungere circa 45.000 posti letto entro il 2028 sarà sufficiente per soddisfare le esigenze future.

Sono risultati, questi contenuti nel rapporto della Lysyk, che la ministra del Long Term Care Merrilee Fullerton, ha accolto senza batter ciglio.

Dopo aver ringraziato il revisore generale, Fullerton, ha puntato il dito contro il governo precedente. “La leader dell’opposizione ha avuto l’opportunità per molti anni di sollevare i problemi esistenti di sua conoscenza e non lo ha fatto così come non lo ha fatto il governo liberale – ha detto la Fullerton rivolta alla leader dell’NDP Andrea Horwath – è il nostro governo che si è assunto la responsabilità di questo settore così gravemente trascurato per molti anni e io non prenderò lezioni da voi mentre lavoro per far funzionare l’assistenza a lunga degenza e il personale di supporto, i residenti e le famiglie che voi avete trascurato”.

Bonnie Lysyk si è detta “cautamente ottimista” riguardo la messa in pratica delle sue raccomandazioni e verso l’intenzione del ministro Fullerton “di sistemare le cose”. “Nel sistema ci sono un sacco di problemi che devono essere risolti”, ha concluso Lysyk.

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