TORONTO - Agli occhi di chi lo conosceva, il cecchino che domenica sera ha sparato all’impazzata sulla folla lungo Danforth Avenue causando la morte di due persone e il ferimento di 13, sembrava vivere la vita normale di un uomo di ventinove anni. Faisal Hussain (nella foto), questo il suo nome, era educato, gentile, sempre sorridente e si prendeva cura dei suoi anziani genitori. Solo le persone che conoscevano la sua vita in modo più approfondito erano al corrente del fatto che combatteva da anni depressione, psicosi e altri problemi mentali: tutti però sono increduli e sconcertati di fronte alla strage del quale si è reso artefice.
La famiglia di Hussain, che secondo fonti non ufficiali sarebbe di origini pakistane, ha diffuso un comunicato per esprimere le proprie condoglianze per le persone uccise e per mostrare solidarietà a chi è stato ferito: “Nostro figlio aveva gravi problemi mentali, ha lottato per tutta la sua vita con psicosi e stati di depressione”. La famiglia ha spiegato che Hussain era stato sottoposto a diverse terapie mediche, ma senza ottenere risultati significativi: “Anche se abbiamo fatto del nostro meglio per aiutarlo attraverso la sua vita di stenti e di dolore, non avremmo mai immaginato che ci potesse essere una fine così devastante e rovinosa. I nostri cuori sono a pezzi per le vittime e per la nostra città”.
Stando alle informazioni raccolte dai giornali canadesi, la famiglia Hussain aveva avuto di recente altri lutti e difficoltà. La sorella di Faisal Hussain era morta a causa di un incidente stradale, mentre un altro fratello era stato ricoverato per un ictus. Hussain era solito accompagnare la madre in ospedale per andarlo a trovare, al termine dei suoi turni di lavoro in un supermercato dove era stato assunto come commesso.
Hussain, che è morto dopo una breve sparatoria con la polizia - non è ancora chiaro se sia stato colpito dagli agenti o se si sia ucciso - viveva con i suoi genitori in un appartamento al settimo piano nel quartiere di Thorncliffe Park, pochi chilometri a nord del Danforth. Lunedì la polizia ha eseguito un mandato di perquisizione nell’appartamento ed ha portato via numerose scatole contenenti materiale “di interesse”per le indagini.
«Non riesco a credere che sia proprio lui l’autore di un atto simile - ha detto l’amico d’infanzia di Hussain, Aamir Sukhera - molti anni fa mi aveva confidato di avere dei problemi di salute mentale, cosa che mi aveva molto stupito perchè avevo sempre pensato che fosse ottimista e felice». L’ultima volta che Sukhera ha incontrato Hussain è stato tre settimane fa. «Era un po’ impensierito perchè gli stavano per ridurre le ore lavorative al supermercato, mi ha detto che doveva trovare un altro modo per guadagnare ma non sembrava essere particolarmente preoccupato. Anzi era proprio tranquillo».
Immaginare Faisal Hussain nei panni di un killer spietato è difficile per le persone che lo conoscevano. Domenica sera però tante persone che si trovavano su Danforth Avenue sono rimaste sconcertate dal suo sangue freddo, dalla sua determinazione nel premere il grilletto contro persone a lui sconosciute. «Dimostrava di avere una certa familiarità con la sua arma poiché era in grado di mirare e ricaricare la pistola in modo rapido ed efficiente», ha detto un testimone.