Coronavirus, 132 morti e seimila contagiati

di Giorgio Mitolo del 30 January 2020

TORONTO - Più contagi della Sars. Con l’ultimo aggiornamento, l’epidemia di coronavirus ha già superato in Cina la diffusione della sindrome del 2003.

Sono infatti 5974 i casi confermati - contro i 5327 che fece registrare la Sars, in nove mesi - mentre i decessi da coronavirus sono ora saliti a 132. Nella giornata di ieri i decessi sono saliti da 106 a 132, mentre i contagiati da 4515 a 5974, con altri 9239 casi sospetti. Il conto complessivo dei contagiati è ora più alto di quello raggiunto dalla Sars, anche se con una mortalità per ora più bassa.

Rispetto a martedì scorso, i nuovi contagi confermati risultano in diminuzione, circa 600 in meno. È presto per capire se si stratta di una anomalia statistica oppure dell’inizio di un rallentamento.

Ieri il super esperto cinese Zhong Nanshan ha dichiarato che il picco potrebbe essere raggiunto entro dieci giorni, ma i modelli di altri ricercatori lo collocano molto più avanti nel tempo, addirittura ad aprile. Il capo dell’Organizzazione mondiale della Sanità, in visita a Pechino, ha espresso fiducia nella capacità della Cina di contenere l’epidemia.

In Ontario, gli ufficiali della sanità pubblica hanno ieri confermato che i possibili casi di contagio e tuttora sotto osservazione, sono saliti da 19 a 23. Rimangono due - marito e moglie, 50enni, entrambi cinesi e recatisi a Wuhan nelle scorse settimane - i casi da contagio confermati a Toronto.

Il ministro degli esteri, François-Philippe Champagne, ha ieri confermato che stanno per essere riportati n Canada - grazie ad uno speciale collegamento aereo - i 126 cittadini canadesi ancora rimasti a Wuhan, in Cina.

Nel frattempo, aumentano i casi in tutto il mondo. La Germania ne ha registrati quattro, con il primo cittadino tedesco ad ammalarsi - un ingegnere 40enne - che non è stato in Cina, ma ha contratto il virus da una collega senza sintomi di ritorno dal Paese asiatico, trasmettendolo poi a sua volta ad altri tre colleghi. Con i tre casi francesi, i contagiati in Europa salgono così a sette.

Segnalato il primo caso sospetto in Tibet, ultima provincia cinese ad essere raggiunta dall’epidemia. È stato anche confermato il primo caso di contagio anche negli Emirati Arabi.

Mentre in Italia - nonostante alcuni pazienti rimangono tuttora sotto osservazione - nessun caso è stato sino ad ora confermato.

E stanno per tornare in queste ore i primi italiani da Wuhan, rimasti una settantina nella città cinese. L’unità di crisi della Farnesina sta organizzando un volo che raggiungerà l’aeroporto di Wuhan, con a bordo personale medico specializzato, per garantire - come misura pereventiva di sicurezza - un trasporto sicuro. All’arrivo in Italia, i connazionali seguiranno un protocollo sanitario definito dal ministero della sanità.

La British Airways ha deciso di sospendere tutti i voli da per la Cina per via dell’epidemia già in mattinata con e etto immediato, nel primo pomeriggio la stessa decisione è stata presa anche dal vettore tedesco Lufthansa.

L’Air Canada ha già sospeso alcuni voli da e per la Cina, in attesa di prendere ulteriori provvedimenti.

Anche la Casa Bianca sta valutando - in continuo contatto con le compagnie aeree statunitensio - un possibile blocco completo di tutti i collegamenti aerei dalla Cina agli Stati Uniti.

La multinazionale giapponese Toyota ha interrotto la produzione dei suoi autoveicoli in Cina, almeno sino al 9 febbraio prossimo.

Starbucks ha annunciato la chiusura temporanea di metà dei propri punti vendita in Cina. La catena di negozi è non è la prima a chiudere negozi nel Paese. Alla fine del 2019 Starbucks contava in Cina 4.292 negozi, il 16% in più dell’anno precedente.

Anche McDonald’s - dopo aver già annunciato la decisione alcuni giorni fa - ha chiuso alcune centinaia di suoi punti vendita in Cina nella provincia di Hubei, dove si trova la città di Wuhan e da dove è partita la di usione del nuovo coronavirus.

Nel frattempo, l’Oms - l’organizzazione mondiale per la sanità - ha nuovamente convocato, per la giornata odierna, il suo comitato d’ermegenza, a Ginevra, in Svizzera. "La decisione di riunire nuovamente il comitato d’emergenza è basata sull’evidenza di aumento del numero di casi e anche della trasmissione del coronavirus da uomo a uomo anche al di fuori dalla Cina. Questi sviluppi sono di grande preoccupazione" ha detto nella sede dell’organizzazione mondiale della sanità, Michael Ryan, direttore esecutivo dei programmi di emergenza dell’Oms, appena rientrato dalla missione in Cina.

"L’Oms - ha spiegato Ryan - sta lavorando con tutti i Paesi per la diagnosi e l’isolamento di tutti i singoli casi. Siamo a un importante congiuntura di questo evento, l’impegno è massimo anche dalla parte della Cina, che sta aiutando anche a individuare e studiare i casi che vengono registrati al di fuori del Paese".

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