Cultura

La vita napoletana nella zona rossa

TORONTO – Molto prima che ci fosse un Osservatorio Vesuviano a monitorare la sua attività sismica, il vulcano seppellì notoriamente due città romane sotto strati di cenere, pomice e ondate piroclastiche. Ciò che resta di Pompei ed Ercolano serve solo a perseguitare i viaggiatori di oggi che passeggiano tra le loro rovine.

Eppure, per ora, il Vesuvio rimane in una fase di “condotto chiuso”. Un termine scientifico per “bomba a orologeria”. Cosa significa allora questo per i suoi abitanti vicini, che a differenza dei loro antenati sono profondamente consapevoli che il Vesuvio non è una montagna fertile e amichevole.

Il documentario di Gianfranco Rosi Sotto Le Nuvole esplora questo aspetto di una cittadinanza che è silenziosamente preoccupata per un disastro imminente.

Fresco di un premio speciale della giuria alla Mostra del Cinema di Venezia di quest’anno, il film di Rosi esplora la vita quotidiana di Napoli, lontano dai turisti e all’interno delle trincee del suo ecosistema operaio. Il titolo è tratto da una lettera di Jean Cocteau (alla madre), in cui scrive: “Il Vesuvio fa tutte le nuvole del mondo”.

Sotto le nuvole, secondo Rosi, si nasconde una complessa comunità di individui. Frequentatori di chiese, scienziati, archeologi e famiglie, tutti portatori dell’eredità di un tragico passato, mentre cercano di spianare un futuro in un luogo ad alto rischio.

L’area che circonda il vulcano è contrassegnata da tre zone: blu, gialla e rossa. Questi ultimi (25 comuni) sono designati per l’evacuazione immediata in caso di eruzione, molto probabilmente in Calabria.

Ma il documentario copre la doppia minaccia del Vesuvio e dei Campi Flegrei: un super vulcano. I Campi Flegrei non hanno un cono visibile, ma sono una grande caldera la cui ultima eruzione risale al 1538 d.C. E sta mostrando segni di risveglio.

“Per tre anni ho vissuto e filmato gli orizzonti del Vesuvio, alla ricerca delle tracce della storia, degli scavi del tempo, dei resti della vita quotidiana. Ho catturato le storie nelle voci di coloro che hanno parlato. Osservai le nuvole e il fumo che si alzava dai Campi Flegrei. Quando filmo, abbraccio la sorpresa di un incontro, di un luogo, della vita di una situazione”, ha dichiarato il Direttore della Biennale.

Catturare lo spirito e l’atmosfera delle città è ciò per cui Rosi è noto, in particolare con i suoi tre documentari italiani. Il regista ha vinto il Leone d’Oro a Venezia nel 2013 per Sacra GRA, che prende il nome dalla circonvallazione più lunga di Roma, percorrerla per tre anni incontrando le più svariate tipologie di persone. Si è poi recato a Lampedusa, in Sicilia, per documentare la crisi migratoria in Fuoco in mare.

Ora, con Sotto Le Nuvole, Rosi incanta gli spettatori con immagini monocromatiche di napoletani che faticano accanto a un gigante addormentato e violento.

Il caos bello e colorato di una Napoli normalmente mite, prosciugata del suo splendore. Un presagio della cenere che inevitabilmente ricoprirà la città, in questa vita o forse nella prossima. Sotto Le Nuvole uscirà il 18 settembre in Italia.

Immagini per gentile concessione di 01 Distribution            

Massimo Volpe, autore di questo articolo, è un filmmaker e scrittore freelance di Toronto: scrive recensioni di film/contenuti italiani su Netflix

 

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