TORONTO – Non tutti i voti sono stati conteggiati e verificati, ma l’elezione è conclusa! Tutti i candidati che hanno partecipato meritano un ringraziamento per essersi offerti di partecipare ad un processo che, in ultima analisi, consiste nell’esaminare ciò che funziona e valutare come migliorare ciò che non funziona. Dovrebbero “essere pronti” perché i risultati suggeriscono una rivincita a breve… diciamo fra i dodici e diciotto mesi.
Nel frattempo, qualcuno dovrà rimettere in sesto le dinamiche di un apparato federale di governo e governance funzionante. Il Parlamento è stato – per usare un eufemismo – “un disastro” da quando, un anno fa, è stata presentata la Legge di Bilancio per il 2024-25. Di fatto, è in stand-by da quando l’ex Ministro delle Finanze, Chrystia Freeland, si è dimessa prima dello scorso Natale, innescando una reazione a catena che ha portato alla proroga del Parlamento ed alle dimissioni dell’ex Primo Ministro sia da Primo Ministro che da Leader del Partito.
Lui, Justin Trudeau, era in una spirale politica mortale che minacciava di trascinare con sé il resto dei Liberali. L’esito delle elezioni ha offerto solo una salvezza parziale al suo partito. Purtroppo, l’onere di “mantenere le aspettative” potrebbe ora ricadere esclusivamente sulle spalle del suo successore, Mark Carney, che ha l’ulteriore sfida di elaborare una “dichiarazione di intenti” (un discorso dal trono), un bilancio, “una coalizione di parlamentari ed un governo per attuare i piani”.
Tutto ciò è complicato dal timore della minaccia trumpiana, che, francamente, genera caos mentre aziende ed autorità provinciali si affannano per mitigare gli effetti. Ma la mitigazione è solo una soluzione parziale, a breve termine, ai nostri mali economici collettivi: dobbiamo raggiungere un consenso sulla direzione da prendere.
Non è una novità. Il Canada è una Nazione ricca con molte economie geograficamente definite (locali e provinciali), data la dipendenza dalle risorse naturali. Ad esempio, nonostante le immense dimensioni del Paese, solo circa il 6% del suo territorio è arabile (adatto allo sfruttamento agricolo tradizionale). La copertura forestale determina praticamente l’industria del legname e lo sviluppo dei suoi prodotti a valle. I minerali presenti nella nostra terra sono vari ed abbondanti, quindi l’istituzione di impianti e produzioni metallurgiche sembrerebbe avere un senso, ma la distanza tra i punti di estrazione ed i mercati richiede una rete di trasporto che solo un’infrastruttura politica ben funzionante può garantire.
Inoltre, in Canada operiamo in un’economia continentale, Nord-Sud. Secondo Statistics Canada (2023), le nostre imprese ricevono non più del 24,9% delle loro forniture da entità in altre province e non vendono più del 22% della loro produzione in altre province e territori. Qual è il loro mercato di riferimento? In una parola… gli Stati Uniti.
Cosa fa una provincia come l’Alberta quando il 90% del suo petrolio e gas è destinato al mercato americano? La premier dell’Alberta, a parte le politiche di parte, potrebbe avere ragione nel cercare di dettare l’agenda nazionale quando afferma che il Canada è molto più che hockey e nostalgia per i tempi passati.
I nostri nuovi parlamentari potrebbero avere più lavoro del previsto.
Traduzione in Italiano – dall’originale in Inglese – a cura di Marzio Pelù
In alto: il Primo Ministro del Canada, Mark Carney, in una foto pubblicata sulla sua pagina Twitter X – @MarkJCarney