La lotta alla pandemia

Mischiare i vaccini:
Tam pronta al via libera
entro breve

TORONTO – Il Canada e l’Ontario sono ancora alle prese con il nodo AstraZeneca. Il vaccino, pur ritenuto ancora sicuro sia da Health Canada sia dalla National Advisory Committee on Immunization (Naci), è stato sospeso in via cautelativa in alcune province del nostro Paese. In Ontario, come spiegato questa settimana dal Chief Medical Officer David Williams, lo stop provvisorio è stato deciso per due motivi: da un lato la necessaria cautela in attesa di nuovi dati sulle reazioni avverse, dall’altro la mancanza di nuove forniture a causa dei ritardi annunciati nelle consegne.

Il governo provinciale, come ha confermato il ministro della Sanità Christine Elliott, ha deciso di mettere le mani avanti. L’indicazione di fondo è quella di poter procedere a breve lungo la via del mix di vaccini per chi ha già ricevuto una prima dose di AstraZeneca. Su questo punto peraltro è intervenuta anche la Chief Public Health Officer federale, Theresa Tam, che ha sottolineato come le prime indicazioni siano estremamente positive. “Nei prossimi mesi – ha dichiarato Tam – potremmo andare in quella direzione. Le prime indicazioni sono molto positive circa l’utilizza di un vaccino mRNA (Pfizer e Moderna, ndr) per coloro che hanno già ricevuto la prima dose di AstraZeneca. Speriamo di sentire entro poco tempo il parere della National Advisory Committee on Immunization”.

A rafforzare questa tesi è giunta proprio ieri l’analisi preliminare di uno studio realizzato in Inghilterra sull’utilizzo di una dose di AstraZeneca seguita da una seconda dose di un vaccino diverso. All’inizio del 2021 nel Regno Unito è stata avviata la sperimentazione clinica del cosiddetto “Mix-and-Match” per i vaccini anti Covid, un programma nato per valutare l’efficacia e la sicurezza dell’inoculazione di due farmaci differenti alla prima e alla seconda dose. Lo studio pubblicato ieri ha dimostrato che il mix di vaccini è sicuro ma determina una frequenza superiore degli effetti collaterali dopo la seconda dose rispetto al ricevere due dosi dello stesso farmaco.

Non sono emersi elementi di preoccupazione. Ciò che si vede è soltanto una maggiore frequenza, sempre dopo la seconda dose, degli effetti collaterali a breve termine quali la febbre, i sintomi para-influenzali, la cefalea, il mal di gola, la spossatezza, il dolore sul braccio dove è stata fatta l’iniezione e così via.

Ciò significa che il mix è efficace e potrebbe – ma è ancora da dimostrare – stimolare un risposta immunitaria più robusta. Lo studio, chiamato Com-Cov e avviato alla fine di febbraio, è gestito dal National Immunization Schedule Evaluation Consortium e coordinato da esperti dell’Oxford Vaccine Group – Centre for Clinical Vaccinology and Tropical Medicine dell’Università di Oxford, in collaborazione con i colleghi della Scuola di Scienze Cliniche dell’Università di Nottingham. Nella prima fase dell’indagine sono stati coinvolti i vaccini Pfizer e AstraZeneca, somministrati a un gruppo di cittadini britannici con età uguale o superiore ai 50 anni (età media 57 anni).

In tutto sono stati coinvolti oltre 800 volontari, con una leggera preponderanza di uomini (54 perc ento). I partecipanti sono stati suddivisi in gruppi che hanno ricevuto prima l’uno o l’altro vaccino e con tempistiche diverse tra prime (prima dose) e boost (richiamo); una parte ha ricevuto la seconda dose a 28 giorni, un’altra a 84 giorni dalla prima.

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