ROMA - Dopo il discorso al Senato che non è piaciuto non solo ai 5 Stelle ma neanche alla Lega, né a Forza Italia, per i riferimenti alla necessità di "coesione" che sono stati visti dal Centrodestra come un tentativo di tenere il M5S dentro il governo, oggi il premier Mario Draghi ha incassato la fiducia al Senato ma il voto, di fatto, ha sancito la fine del suo esecutivo: la "risoluzione Casini" - questo il nome della mozione presentata per fare la "prova della fiducia" - è passata con soli 95 voti a favore e 38 contrari su pochissimi (133) votanti: Lega, Forza Italia e Movimento 5 Stelle infatti non hanno votato. Molto basso il dato sulla presenza in aula: solo 192 senatori (i votanti sono poi stati, dicevamo, 133; i senatori sono in totale 315). Il quorum è stato garantito soltanto dalla presenza in aula dei senatori 5 Stelle che, tuttavia, non hanno votato. Sono invece proprio usciti dall'Aula i senatori di Lega e Forza Italia che come i pentastellati non hanno votato la fiducia.
"Certo che non votiamo la mozione Casini...", ha detto ai cronisti il leader della Lega, Matteo Salvini ,confermando le indiscrezioni già filtrate da fonti parlamentari del Centrodestra secondo cui, dopo aver ascoltato la replica di Mario Draghi, Lega e Fi con Udc e Nci non avrebbero partecipato al voto di fiducia sulla risoluzione presentata da Pier Ferdinando Casini secondo la quale "udite le comunicazioni del premier, le approva".
L'annuncio ufficiale è arrivato per Forza Italia dalla capogruppo Anna Maria Bernini che in Aula ha confermato l'intenzione del gruppo azzurro di non partecipare al voto. "La fiducia posta oggi andava costruita su altre basi. Noi abbiamo cercato di proporre un nuovo patto - ha scandito Bernini durante la dichiarazione di voto - che abbiamo enucleato in una risoluzione del centrodestra di governo, che purtroppo è caduta. Nel suo intervento abbiamo percepito nei confronti del Centrodestra un biasimo che ci ha lasciato francamente molto perplessi. Gli sfarinamenti non li abbiamo cercati noi, la tela che noi tessevamo sono stati altri a disfarla. La crisi - ha aggiunto la capogruppo azzurra - non è stata provocata né voluta da Fi. Fino alla fine abbiamo cercato uno spiraglio, una exit strategy che ci avrebbe permesso di proseguire questo cammino comune. Una soluzione di mediazione che, purtroppo, non è stata ascoltata. Con amarezza annuncio che il gruppo di Fi non parteciperà al voto sulla fiducia posta dal governo solo sulla risoluzione Casini", ha concluso Bernini.
Una strada che ha deciso di intraprendere anche il Movimento 5 Stelle che, come anticipato dall'Adnkronos ha abbandonato l'Aula del Senato. "Non partecipiamo al voto di questa risoluzione", aveva annunciato la capogruppo Mariolina Castellone, intervenendo in dichiarazione di voto al Senato.
Dopo la debacle in Senato, il premier non è salito al Quirinale subito, stasera. Il presidente del consiglio salirà probabilmente domani al Colle per riferire al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo il passaggio di oggi in Senato.
Al Quirinale non è però ancora stata fissata un'agenda. Infatti il premier ha intenzione di recarsi anche alla Camera per il dibattito sulle sue comunicazioni. Solo al termine dei lavori dell'Assemblea di Montecitorio, deciderà di recarsi a riferire al Presidente della Repubblica.
A quel punto il Capo dello Stato avrà tutti gli elementi per decidere come procedere. Se aprire eventuali consultazioni oppure se e quando sentire i presidenti del Senato, Elisabetta Casellati, e della Camera, Roberto Fico, per procedere poi allo scioglimento delle Camere.
Quando accaduto in Senato ha già avuto le prime conseguenze nei vari partiti: Mariastella Gelmini, ministra per gli Affari Regionali e le Autonomie, per esempio, ha deciso di lasciare Forza Italia: “Ha voltato le spalle a italiani, famiglie, imprese, ai ceti produttivi e alla sua storia, e ha ceduto lo scettro a Salvini. In un momento drammatico per la vita del Paese, una forza politica europeista, atlantista, liberale e popolare oggi avrebbe scelto di stare, senza se e senza ma, dalla parte di Draghi. Mai avrei immaginato che il Centrodestra di governo sarebbe riuscito nella missione, quasi impossibile, di sfilare a Conte la responsabilità della crisi”.
Le reazioni
"Una decisione folle, assurda, una giornata di follia" ha detto Enrico Letta, segretario del Pd, al Tg1. "Tre grandi partiti di questa maggioranza, in forme diverse, hanno deciso di mettere fino a questa esperienza" e "in particolare Berlusconi e Salvini, che hanno seguito la scelta di M5S di una settimana fa di aprire di fatto la crisi", ha spiegato il segretario del Pd parlando di "un giorno triste e drammatico per l'Italia". "Gli italiani guardano sgomenti a quello che è accaduto nelle loro istituzioni" e in "alcuni partiti". "Se penso ai 19 miliardi del Pnrr che non arriveranno ed alle riforme che non si faranno...", ha aggiunto. All'orizzonte, le elezioni: "Gli italiani sceglieranno tra chi ha affossato il governo e chi ha voluto portarlo avanti. Credo che andremo alle elezioni rapidamente" e "la campagna elettorale avverrà in una "condizione molto difficile" per l'Italia. Sarà una campagna elettorale estiva, che temo avvenga in una condizione molto difficile per il nostro Paese. Fuori da un governo forte e solido come era questo temo che avremo una condizione molto complicata".
"Inizia la campagna elettorale", ha detto Matteo Salvini - stando a quanto riferito dall'Adnkronos - ai suoi, intervenendo all'assemblea dei parlamentari della Lega alla Camera dopo la giornata cruciale nella crisi del governo Draghi. Il segretario del Carroccio ha aggiunto che "Draghi e l’Italia sono state vittime, da giorni, della follia dei 5 Stelle e dei giochini di potere del Pd. L'intero centrodestra era disponibile a proseguire senza i grillini, con Draghi a Palazzo Chigi e con un governo nuovo e più forte. Il Pd ha fatto saltare tutto", ha affermato Salvini. “Speriamo che questo sia l’ultimo Parlamento dove centinaia di persone cambiano casacca e poltrona”, ha concluso il leader della Lega.
"Come ho detto al Senato, da domani nulla sarà più come prima. Ma oggi c'è da dire solo grazie a Mario Draghi. Orgogliosi di averlo voluto contro tutto e contro tutti. Orgogliosi di averlo sostenuto anche oggi" ha detto il leader di Italia Viva, Matteo Renzi. "Una pagina nera per l'Italia. La politica ha fallito, davanti a un'emergenza la risposta è stata quella di non sapersi assumere la responsabilità di governare. Si è giocato con il futuro degli italiani. Gli effetti di questa tragica scelta rimarranno nella storia" gli ha fatto eco Luigi Di Maio, che in mattinata aveva detto: “Il discorso di Draghi è stato ineccepibile, concreto, lungimirante. Adesso non ci sono più scuse: chi non vota la fiducia al governo volta le spalle agli italiani. Adesso non servono giochini, occorre agire con grande senso delle istituzioni”.
"Siamo diventati il bersaglio di un attacco politico, siamo stai messi alla porta, non c'erano le condizioni perché potessimo continuare con leale collaborazione" è stato invece il commento del presidente del M5S, Giuseppe Conte.
Su Facebook Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, dopo il discorso del premier aveva evidenziato come “Draghi sia arrivato in Parlamento pretendendo pieni poteri e sostenendo che glielo hanno chiesto gli italiani. Ma in una democrazia la volontà popolare si esprime solo col voto, non sulle piattaforme grilline o con gli appelli del Pd. Decidano gli italiani del proprio futuro, elezioni subito”. Draghi, tornato in Aula, aveva poi detto, piccato, di non volere "pieni poteri". In serata Meloni ha aggiunto: "Se tutto va bene si potrà votare tra due mesi, noi siamo pronti".
Qui sotto, il video dell'intervento di Mario Draghi in Senato