Intervista alla professoressa Silvana Ferreri

di corriere canadese del 25 October 2018

TORONTO - Dopo il suo intervento nella giornata di studi "Non è (mai) troppo tardi. Dal Corriere Canadese a RaiPlay: questioni linguistico- educative tra Canada e Italia" del 19 ottobre 2018 sul ruolo dei media nella storia linguistica italiana, la Professoressa Silvana Ferreri, docente di Linguistica presso l’Università della Tuscia di Viterbo, ha ampliato nell'intervista che segue il suo interessantissimo discorso sui media in un contesto plurilingue come quello italiano e quello canadese.
Professoressa Ferreri, quali strumenti possono adottare i media per il mantenimento della lingua italiana in un contesto plurilingue come quello di Toronto?
«Ci sono alcuni elementi di contatto molto forti tra Italia e Canada dal punto di vista linguistico. Il più evidente, un plurilinguismo radicato nella storia di entrambi i Paesi e la prevalenza di una lingua sulle altre: in Canada l'inglese, in Italia l'italiano sulle varietà locali. In Italia, inoltre, si registra una spinta verso l'inglese che va contro una pluralità linguistica che invece sarebbe auspicabile mantenere. In entrambi questi contesti nazionali, i media potrebbero favorire un uso plurilingue più ampio, che è una ricchezza per tutti. Per quanto riguarda la lingua italiana all'estero, ad esempio, si potrebbe aumentare il numero di contenuti in italiano sulle pagine web così da ampliare la possibilità di accesso ai contenuti culturali in lingua italiana. Anche rivolgersi a pubblici specializzati potrebbe essere d'aiuto: indirizzare offerte culturali per riattivare l'interesse in persone di prima, seconda, o terza generazione nei confronti di questa lingua in modo che ciascuno si senta spronato a diffondere il proprio interesse verso l'italiano».
Nel suo intervento sul ruolo dei nuovi media nell'educazione linguistica, Lei ha sottolineato il nesso inscindibile tra lingua e cultura, spiegando che il virtuale è sì utile ma da solo non basta. Come supplire a questa mancanza?
«Il virtuale è una risorsa. Dobbiamo però incentivare un uso consapevole delle tecnologie innalzando il livello culturale della popolazione. In Italia, la fascia di persone che ha raggiunto un livello culturale alto è ancora molto limitato, nonostante il titolo di studio. Bisognerebbe offrire occasioni di formazione mirate in campi specifici. È stato dimostrato che questo tipo di formazione genera una riemersione di contenuti studiati in passato e poi dimenticati. Pensiamo ad un semplice corso base sull'uso del computer e alle altre conoscenze che questo può risvegliare. I media sono un ottimo strumento di riattivazione di percorsi culturali. Trasferendo questo discorso al mezzo televisivo più tradizionale e alla sua applicazione a nuovi strumenti come la TV on demand, penso al successo dell'operazione culturale della RAI e alla scelta di mandare in onda la trasmissione Ulisse di Alberto Angela sul primo canale il sabato sera. Il programma tratta argomenti culturali, come i tesori di Pompei o le meraviglie della Cappella Sistina, impiegando un italiano di registro medio, comprensibile ai più. Questa è un'operazione culturale che può facilmente essere trasferita anche in un contesto al di fuori dell'Italia».
Daniele Laudadio

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