MASSA - Crisi di governo: al centro del dibattito c’è inevitabilmente anche il Partito Democratico, fra ipotesi "giallorosse" per dare un Governo al Paese e spaccature interne che porterebbero dritto al voto. L’onorevole Cosimo Maria Ferri, che fa parte anche della sezione bilaterale Italia-Canada, segue con grande attenzione, passo dopo passo, il delicato momento politico italiano. E ha un’idea chiara sul da farsi: "Votare ora danneggerebbe l’Italia, bisogna unire le forze per un governo istituzionale".
Onorevole Ferri, c’è il rischio di una definitiva spaccatura nel Pd dopo la proposta di Renzi?
"Non mi occupo di questioni interne al partito del Pd perché non sono iscritto: partecipo all’attività del gruppo parlamentare e noto un grande dibattito. Come si legge sui giornali italiani sono emerse più posizioni, mi auguro che però si arrivi presto ad una sintesi. Mi sembra che si siano fatti passi in avanti e che sia emersa una posizione chiara: pensare al Paese e porre in essere misure concrete per evitare la recessione".
Quali sono, secondo lei, le priorità in un momento come questo?
"Innanzitutto la priorità deve essere, come ha detto chiaramente Matteo Renzi evitare aumento dell’Iva, tenere sotto controllo le scelte fiscali, non opprimere ulteriormente le famiglie e le imprese. Personalmente sono d’accordo con Renzi che ha lanciato L’idea di un Governo no Tax, no aumento Iva che poi non contrasta con l’idea di un Governo che possa durare, purché lavori per gli italiani, che porti avanti riforme che guardino al mercato del lavoro, a diminuire la disoccupazione, ad incentivare le nostre imprese, che sono le più pressate fiscalmente, a farle crescere per un’economia sana e che possa attrarre anche investimenti esteri. Nei nostri anni di Governo abbiamo messo in cantiere tante riforme: dal lavoro, al fisco, all’industria incentivando le imprese ad investire a produrre. Certamente non tutto è riuscito, saranno stati commessi anche degli errori, ma la spinta riformatrice che abbiamo dato al Paese è stata forte ed importante".
Ma allora meglio un governo responsabile, oppure tornare alle urne?
"Sono scelte che spettano al Presidente della Repubblica che come sempre con autorevolezza saprà prendere le decisioni giuste per il Paese seguendo la Carta Costituzionale. La crisi ora va affrontata in in Parlamento, c’è troppa confusione, ci sono diverse posizioni, occorre responsabilità ed equilibrio. Portare il Paese alle elezioni vorrebbe dire avvicinarsi all’esercizio provvisorio che provocherebbe gravi danni. In questa fase penso sia necessario unire le forze per un governo istituzionale che accompagni il paese verso le riforme necessarie per scongiurare una nuova forte crisi economica. Ripeto, dobbiamo assolutamente evitare che l’Italia torni nuovamente in recessione. Lavoriamo insieme per una legge di bilancio che blocchi l’aumento dell’Iva, che dia un taglio importante alle tasse e che permetta alle imprese di investire, crescere e dare occupazione".
Qual è la sua valutazione di un anno di governo gialloverde?
"Il Governo del Cambiamento ha fallito, gli italiani lo hanno capito, e non hanno visto il cambio di passo. Anzi, tutto si è fermato. Il debito è aumentato, le imprese non investono. L’Europa ci guarda con preoccupazione, anche se non a onda perché la stessa Germania sta vivendo un periodo difficile. Tornando alla sua domanda, sono stati 14 mesi di campagna elettorale, con i due principali attori politici, Lega e Movimento 5 Stelle che si sono preoccupati più dei sondaggi e delle competizioni elettorali che delle riforme utili al paese. Oggi la situazione è grave, l’economia del nostro paese è a rischio recessione, con grande responsabilità dobbiamo evitare che ciò accada".
Cosa pensa del voto sul taglio dei parlamentari?
"Il tema dei costi della politica è sentito dalla gente ed è evidente che anch’io sia favorevole a risparmiare ed a tagliare il più possibile. Ciò però non deve ledere la democrazia e la rappresentatività perché diventerebbe un autogoal. Sulla base di queste premesse sono pronto a votare qualsiasi riforma che consenta di recuperare risorse da destinare nel sociale, nel lavoro, nelle imprese, nelle infrastrutture. Occorre però legare questa riforma al superamento del bicameralismo aprendo ad un nuovo scenario politico. La proposta di oggi è incompleta e demagogica. Può essere migliorata come abbiamo cercato di dire. Una democrazia diretta e partecipata si costruisce avvicinando il cittadino al suo eletto, alle istituzioni, consentendo la partecipazione ma garantendo il funzionamento e la possibilità di decidere e approvare riforme giuste. Non tutto è così facile , non penso che una buona legge possa essere fatta con un “ click “ o con un “mi piace” ma occorrono passaggi di studio, approfondimento e di tenuta del sistema".