TORONTO – Non rendere pubblica la lista dei deputati e dei senatori che sono potenzialmente collusi con Stati stranieri. A lanciare il monito è stato Mike Duheme, capo dell’Rcmp, che ha ricordato come la polizia federale abbia già avviato un’indagine conoscitiva per fare luce sulla vicenda e come, allo stesso tempo, la presenza di documenti secretati per tutelare la sicurezza nazionale abbia reso l’intera vicenda molto più complicata di quello che potrebbe sembrare.
Non si tratta, infatti, di un semplice elenco di nomi di parlamentari sospettati di aver collaborato più o meno volontariamente con potenze estere: si tratta invece di una serie di informazioni, raccolte dalla commissione parlamentare sulla Sicurezza Nazionale e l’intelligence (NSICOP) estremamente delicate, che andrebbero vagliate e soppesate una ad una per evitare che vengano compromessi gli interessi nazionali per eventuale calcolo politico. E questo perché tra i leader di partito non esiste una unità di vedute su come risolvere questo rompicapo politico.
Il dilemma è presto detto: il governo deve favorire il principio di trasparenza e rendere pubblica la lista o deve mantenerla segreta, per evitare di compromettere le indagini in corso? Per ora l’esecutivo liberale, come spiegato in varie occasioni dal ministro per gli Affari Intergovernativi Dominic Leblanc, non intende pubblicare i nomi, una scelta questa condivisa anche dal leader dell’Ndp Jagmeet Singh e da quella dei Verdi Elizabeth May. Al contrario, il leader dei conservatori Pierre Poilievre non ha fatto la richiesta ufficiale per avere accesso alla lista, ma ne chiede la pubblicazioni immediata, sostenendo che “i canadesi hanno diritto di sapere la verità”.
In ogni caso Duheme ha affermato che chiunque faccia trapelare informazioni classificate potrebbe essere accusato ai sensi della legge canadese. Ma si tratta di uno scenario a cui il commissario dell’Rcmp vuole pensare. “Sono propenso a dire che sarebbe una sfida per noi. Se fosse di dominio pubblico, sarebbe diverso perché stai divulgando informazioni top secret. Speriamo di non dover attraversare quella strada”.
Duheme ha detto che lascerà che sia il governo a decidere come gestire al meglio la situazione, ma ha esortato alla cautela.
“Ma sono preoccupato se stiamo iniziando a divulgare informazioni segrete o top secret”, ha detto. “Potrebbe mettere in pericolo l’artigianato, le partnership, soprattutto le partnership internazionali”. “Mi fermo qui. Ma quando avremo le informazioni necessarie per avviare un’indagine penale, avvieremo un’indagine penale”. Nel suo rapporto, l’NSICOP ha citato quelli che ha definito “numerosi casi” nel corso della sua revisione delle agenzie di intelligence che non sono riuscite a condividere le informazioni con le forze dell’ordine, incluso l’RCMP. Duheme ha aggiunto che l’RCMP ha un “ottimo rapporto” con il CSIS, ma i problemi legati all’uso dell’intelligence come prova hanno afflitto le due agenzie per anni. “Sappiamo che a volte è una sfida ed è frustrante”, ha detto.
Nel frattempo Angus Reid è andata a tastare il polso dei canadesi su questa intricata vicenda e come era abbastanza prevedibile la maggioranza degli intervistati vuole più trasparenza. Secondo il sondaggi, infatti, il 69 per cento del campione ritiene che il governo dovrebbe rendere pubblica la lista dei nomi dei parlamentari coinvolti. Il 66 per cento degli intervistati, inoltre, pensa che i leader dei partiti dovrebbero avere accesso alla lista e leggere tutti i documenti raccolti dalla NSICOP.