Rita e la tela
per intrappolare i dispiaceri

di corriere canadese del 21 July 2022

Proseguiamo la pubblicazione degli articoli dedicati all’immigrazione italiana in Canada, che prendono spunto dalla storia degli oggetti che gli emigrati hanno portato con sé nel viaggio dal Belpaese alla nuova terra. L’iniziativa rientra nel progetto “Narrarsi altrove, viaggio tra i cimeli e i luoghi dell’anima” della poetessa Anna Ciardullo Villapiana e della docente Stella Paola, con la collaborazione di Gabriel Niccoli, professore emerito dell’Università di Waterloo e membro del consiglio di amministrazione dell’Italian-Canadian Archives Project (ICAP), network nazionale sotto i cui auspici opera il suddetto studio poetico.

WATERLOO - Rita Fiore Castello Carbone (nella foto sopra) era originaria di Figline Vegliaturo, un piccolo paese in provincia di Cosenza.

Quando era bambina vide suo padre partire per la guerra in Etiopia. All'età di cinque anni apprese la triste notizia che suo padre non sarebbe tornato, avendo perso la vita sul campo di battaglia. Venne affidata, due anni dopo, orfana, alle suore di un convento cosentino, Le Cappuccinelle, che si presero cura di lei e della sua istruzione. Rita vi rimase fino all’età di diciassette anni. Sua madre poteva farle visita una volta al mese. Si avviava da Figline a piedi, per le scorciatoie e i sentieri impervi dell'entroterra cosentino, nell'intento di portare a sua figlia qualche castagna, olive e un tozzo di pane e poter passare una manciata di minuti in sua compagnia.

Oltre a studiare, Rita, durante il periodo trascorso con le suore, apprese anche l’arte certosina del ricamo. Ricamare significava anche tessere le trame e l’ordito della sua vita futura che, con l’immaginazione, davano sfogo a disegni che, come nuvole, cambiavano forma e direzione. Immersa nella lettura sognava di diventare medico, proprio come suo cugino Renzo, ma in seguito dovette prendersi cura della famiglia di suo fratello Sinibaldo e non le fu possibile proseguire gli studi, divenne dunque sarta, e i lini ricamati in quel periodo, assieme ad altri realizzati sui gradini della sua casa dalle mura rosa, a Figline Vegliaturo, furono conservati in un baule che qualche anno dopo, nel 1963, varcò l'oceano.

All'età di ventisette anni Rita decise di salire sulla Saturnia per raggiungere e sposare Ottavio Gualtieri a Sault Ste. Marie. Le difficoltà vissute da bambina e da adolescente sicuramente contribuirono alla formazione del carattere di Rita, una donna forte, resiliente e determinata, pur rimanendo ancorata a quella sua natura da sognatrice che, di tanto in tanto, si affacciava a dare forme e colori nuovi ai suoi ricordi.

Pronunciava parole nel suo dialetto calabrese e le ripeteva con lo stesso ritmo di un mantra: “Sii attento, forte, coraggioso e felice”. Parole che divennero quasi simbolo della sua identità, parole che suo nipote Christopher tatuò sulla pelle pochi giorni prima che lei morisse. Il dolore di tanto in tanto si affacciava a farle visita regalandole periodi poco piacevoli. Suo marito Ottavio, infatti, nel 1972 ebbe un incidente sul lavoro che lo costrinse all’immobilità per ben due anni. Rita, come Sisifo, dovette reggere sulle spalle il peso dell'intera famiglia, e come Atlante non le fu dato di posarlo se non per pochi istanti.

Stella (nella foto sotto) ci ha parlato della storia di sua madre e degli asciugamani di lino con le iniziali del suo nome che varcarono l’oceano in un baule nero.

Stella conserva ancora il baule e i lini nella sua casa di Waterloo in ricordo della sua mamma. “Non farti trovare impreparata dalla malinconia, bambina, anche se hai il cuore spezzato o le ossa fredde per ogni assenza. Non lasciarla in te, con i capelli sciolti, perché fluirà come una cascata per i canali che la luna ha tracciato nel tuo corpo. Intreccia la tua tristezza – mi disse – intreccia sempre la tua tristezza. E, domani, quando ti sveglierai con il canto del passero, la troverai pallida e sbiadita tra il telaio dei tuoi capelli” (Paola Klug). Rita non intrappolava i suoi dispiaceri tra le trecce dei suoi capelli ma li tesseva come i fili di un ricamo, nodo dopo nodo; dava loro una forma diversa e li offriva in dono a chi le voleva bene. La sua vita passò in fretta e sul letto di morte si trovò a ripetere con un ritmo sempre più lento le parole del suo mantra, finché la sua voce flebile non si spense. Ma rimase immortale il suo coraggio, prese nuova forma la forza di quella donna che tesseva in silenzio la sua tela e, come Penelope, attendeva tempi migliori, animata da una forte fede in Dio e non dubitando mai della forza che viene dall’amore.

Anna Ciardullo Villapiana

Ed ecco la poesia di Anna Ciardullo Villapiana, ispirata dalla storia di Rita.

Seduta sui gradini dell’adolescenza
lasciavo tracce del mio nome su lini che racchiusi in un baule.
Le frange sfiorarono presto le mie mani adulte.
L’ago tra le dita giocava a dare forma ai fili
con la mente tessevo la trama e l’ordito di una tela immaginaria.

Ero Penelope tra le pagine orfane di un convento.
I miei capelli spettinati erano quelli di Gertrude.
Danzavano i vortici di polvere come gonne
al ritmo di anfibi africani
in quei deserti dove mio padre perse la vita.
Ed io con un frasario e una medaglia tra le mani
varcai l’oceano seduta sopra il mio baule.
Il tempo inesorabile
incise parole sul letto di nozze
che presto sentii pronunciare tra le pieghe delle lenzuola
del mio letto di morte.

Le rose crebbero sopra il mio cuore
quando, spalancando le stanze della memoria,
vidi quelle parole fremere
nell’anima e sulla pelle
di chi mi visse accanto.

Anna, Stella e Gabriel: tre prof alla ricerca delle radici italiane

TORONTO - Le professoresse Anna Ciardullo Villapiana e Stella Gualtieri Paola stanno lavorando con entusiasmo e passione al progetto fra storia, cultura e poesia che si propone di raccontare, in modo nuovo, le tante vicende che hanno avuto come protagonisti, spesso silenziosi e sconosciuti, i tantissimi connazionali arrivati in Canada dal Belpaese.

Vicende che le due insegnanti conoscono bene, essendo entrambe di origine italiana e residenti in Canada.

Stella, la cui famiglia proviene da Figline Vegliaturo, in provincia di Cosenza, Calabria, è nata in Sault Ste. Marie, Ontario, e vive con suo marito a Waterloo. Insegna alla Resurrection Catholic Secondary School e per lei l'insegnamento è molto più che lavoro. È una vocazione profonda. Si impegna tantissimo ad aiutare gli studenti a scoprire se stessi attraverso qualsiasi curriculum - religione o lingue. Nella scoperta della sua Italianità, Stella si è dedicata allo studio della diaspora proprio come la sua collega e poetessa Anna Ciardullo Villapiana.

Anna, nata a Cosenza dove ha vissuto per circa trent’anni, nel 2003 si è trasferita in Canada dove, sposata, con due figli, ha iniziato la carriera di insegnante di Italiano e di interprete e dove ha potuto coltivare una passione che la accompagna fin dall'adolescenza: quella per la poesia. Qui, infatti, Villapiana ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie “Percorsi Interiori” nel 2007, seguita nel 2015 da “Frammenti di Luce” e nel 2018 da “Al di là del mare, Dialoghi DiVersi”. Stimata socia dell’AICW (Association of Italian Canadian Writers) ha partecipato a molte iniziative e svariate conferenze per la conservazione della lingua e tradizione italiane nella realtà canadese notoriamente multiculturale. È inoltre co-chair della Waterloo Chapter Committee dell’Italian Canadian Archives Project (ICAP), una rete di beneficenza fondata per connettere e coinvolgere comunità, gruppi locali, individui, esperti e istituzioni pertinenti-come archive e musei- in tutto il Canada al fine di preservare e rendere accessibile il patrimonio italocanadese.

E proprio questo suo percorso nell'Italianità l'ha portata a elaborare, insieme a Stella, con la collaborazione del professor Gabriel Niccoli dell’Università di Waterloo e membro del consiglio di amministrazione dell’ICAP, il progetto in questione che, come si era detto in precedenza, trova adesso spazio nelle pagine del Corriere Canadese: ogni settimana, dunque, il nostro giornale racconta storie di immigrazione dall'Italia, partendo da un oggetto caro a chi è partito, per scelta o necessità, spesso lasciando "pezzi" di cuore nel Belpaese ma a volte portandosene qualcuno con sé.

Da queste storie, Villapiana si è lasciata ispirare per comporre poesie, sia in Italiano che in Inglese, intense ed emozionanti, che pubblicheremo insieme ai racconti degli emigrati.

Qui sotto, il trailer del progetto, realizzato con poesie di Anna Ciardullo Villapiana, letture di Gianluca Lalli e Stella Paola e musiche di Francesco DeGregori, Gianluca Lalli e Juneyt.

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