Immigrazione

Potare e innestare,
senza mai rimpiangere

Proseguiamo la pubblicazione di una serie di articoli dedicati all’immigrazione italiana in Canada, che prendono spunto dalla storia degli oggetti che gli emigrati hanno portato con sé nel viaggio dal Belpaese alla nuova terra. L’iniziativa rientra nel progetto “Narrarsi altrove”, al quale stanno lavorando i professori Anna Ciardullo Villapiana, Stella Paola e Gabriele Niccoli.

WATERLOO – L’oggetto di cui ci ha parlato Vince Frisella è una forbice da potatura (nella foto sopra) che apparteneva a suo padre, contadino di Villagrazia al servizio del ricco cavaliere del luogo.

Vince è partito il 9 Marzo del 1969, all’età di 19 anni, per raggiungere sua sorella emigrata a Kitchener dopo aver vissuto per qualche anno in Svizzera. La sua scelta di vivere in questa città dipese dalla conoscenza della lingua tedesca.

“Dopo qualche anno mia sorella partì ed io rimasi solo” ci dice Vince prima di raccontarci qualche aneddoto sul suo paese d’origine, Carini, in provincia di Palermo. Il paese è noto nella tradizione orale e scritta per il delitto d’onore cinquecentesco che vede come protagonista Donna Laura Lanza, baronessa di Carini. La sua storia ricorda quella dantesca di Paolo e Francesca, o quella della poetessa rinascimentale Isabella di Morra, ma ha un mistero in più che ha ispirato nei secoli poeti, registi e cantastorie.

La leggenda racconta che ancora oggi la sua anima si aggiri nel castello e che all’anniversario della sua morte, alle prime luci dell’alba, appaia, sulle mura, l’ombra della sua mano insanguinata.

Un verso di una poesia in vernacolo recita “Siccaru li garofali e li grasti, sulitu ch’arristaru li finestri…” versi che enfatizzano il chiudersi delle finestre, un gesto che implica il silenzio e il morire della natura. L’appassire delle piante per la morte della baronessa avvenuta per mano violenta del padre scagliatasi contro sua figlia la cui unica colpa fu quella di amare.

Donna Laura dopo aver dato otto figli a suo marito, frutto di un matrimonio combinato alla tenera età di 14 anni, si innamora di Ludovico Vernagallo. Quando il padre è venuto a conoscenza della storia che legava i due amanti ha inflitto la morte come condanna e le strade di Carini si sono macchiate del sangue di un delitto d’onore che, come tale, è stato impunito. Anche Vince conosceva la storia della povera baronessa di Carini, ci ha raccontato che il suo castello si erge sulla roccia e si affaccia sul mare. Vince ricorda l’odore degli aranceti e della zagara del suo paese, che ha apprezzato ancora di più, durante i suoi rientri.

Vince (nella foto sopra) ha imparato il mestiere di meccanico in Sicilia e in Canada lo ha perfezionato, ricorda ancora le parole di suo padre “o un mestiere o la zappa” e la sua passione per le macchine, che lo ha portato a trasportare, nel 1975, in aereo, a Toronto, la marmitta a pezzi della sua Fiat 125 blu, incorrendo in ovvi problemi di dogana.

Ha conosciuto sua moglie in Italia, giocavano insieme da bambini, e poi si sono reincontrati in uno dei suoi rientri, nel 1972. Anno in cui sua moglie è emigrata con la sua famiglia a Chicago.

L’anno successivo si sono sposati e da allora vivono a Waterloo.

Vince è un appassionato di giardinaggio e, per i suoi lavori, usa la forbice per la potatura e un coltello per l’innesto regalatogli da suo fratello.

Potare e innestare, due metafore che sembrano raccontare proprio la vita dell’emigrante, di chi è costretto a vedere i tralci del passato lasciati essiccare nella vecchia patria e i tralci nuovi rigenerarsi, produrre nuova linfa, innestati ai rami di un’altra cultura.

Una primavera dell’anima vissuta da molti tra nostalgia e speranza, ma non da Vince, il quale si sente a casa a Waterloo e ci ha confessato “Non ho avuto mai nostalgia di tornare, solo ricordi”.

Affermazione che mi ha fatto venire in mente i versi di una canzone del famoso cantautore italiano, Fabrizio De André quando nel Suonatore Jones, conclude il suo inno alla libertà, con le parole: “…finì con i campi alle ortiche, finì con un flauto spezzato, e un ridere rauco e ricordi tanti e nemmeno un rimpianto”.

Anna Ciardullo Villapiana

Ecco la poesia di Anna Ciardullo Villapiana ispirata dalla storia di Vince Frisella.

Lascio la terra bagnata
da sangue e onore
lascio le mura del mio castello
dalle cui torri si vede il mare.
Lascio i tralci della vite
sui campi del cavaliere
ad essiccare
e con le forbici dentro la tasca
e un coltello nella mia mano
cammino
innestando mele a pere
ma non sento l’amaro
non tingo le vene di nostalgia.
Sboccia la mia anima
a primavera senza rimpianti
sotto un sole che sento freddo
ma non straniero.

Anna, Stella e Gabriel: tre prof alla ricerca delle radici italiane

TORONTO – Le professoresse Anna Ciardullo Villapiana e Stella Gualtieri Paola stanno lavorando con entusiasmo e passione al progetto fra storia, cultura e poesia che si propone di raccontare, in modo nuovo, le tante vicende che hanno avuto come protagonisti, spesso silenziosi e sconosciuti, i tantissimi connazionali arrivati in Canada dal Belpaese.

Vicende che le due insegnanti conoscono bene, essendo entrambe di origine italiana e residenti in Canada.

Stella, la cui famiglia proviene da Figline Vegliaturo, in provincia di Cosenza, Calabria, è nata in Sault Ste. Marie, Ontario, e vive con suo marito a Waterloo. Insegna alla Resurrection Catholic Secondary School e per lei l’insegnamento è molto più che lavoro. È una vocazione profonda. Si impegna tantissimo ad aiutare gli studenti a scoprire se stessi attraverso qualsiasi curriculum – religione o lingue. Nella scoperta della sua Italianità, Stella si è dedicata allo studio della diaspora proprio come la sua collega e poetessa Anna Ciardullo Villapiana.

Anna, nata a Cosenza dove ha vissuto per circa trent’anni, nel 2003 si è trasferita in Canada dove, sposata, con due figli, ha iniziato la carriera di insegnante di Italiano e di interprete e dove ha potuto coltivare una passione che la accompagna fin dall’adolescenza: quella per la poesia. Qui, infatti, Villapiana ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie “Percorsi Interiori” nel 2007, seguita nel 2015 da “Frammenti di Luce” e nel 2018 da “Al di là del mare, Dialoghi DiVersi”. Socia di AICW (Association of Italian Canadian Writers) ha partecipato a molte iniziative per la conservazione della lingua e tradizione italiana nella realtà canadese notoriamente multiculturale ed è co-chair della commissione ICAP (Italian Canadian Archives Project) che opera nel territorio di Kitchener (dove Anna vive), Waterloo e Cambridge.

E proprio questo suo percorso nell’Italianità l’ha portata a elaborare, insieme a Stella ed al professor Gabriel Niccoli, professore emerito all’Università di Waterloo, il progetto in questione che, come avevamo annunciato una settimana fa, trova adesso spazio nelle pagine del Corriere Canadese: ogni settimana, dunque, il nostro giornale potrà raccontare storie di immigrazione dall’Italia, partendo da un oggetto caro a chi è partito, per scelta o necessità, spesso lasciando “pezzi” di cuore nel Belpaese ma a volte portandosene qualcuno con sé.

Da queste storie, Villapiana si è lasciata ispirare per comporre poesie, sia in Italiano che in Inglese, intense ed emozionanti, che pubblicheremo insieme ai racconti degli emigrati.

Qui sotto, il trailer del progetto, realizzato con poesie di Anna Ciardullo Villapiana, letture di Gianluca Lalli e Stella Paola e musiche di Francesco DeGregori, Gianluca Lalli e Juneyt.

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