Claudio e la sua teglia
da riempire di ricordi

di corriere canadese del 28 July 2022

Proseguiamo la pubblicazione degli articoli dedicati all’immigrazione italiana in Canada, che prendono spunto dalla storia degli oggetti che gli emigrati hanno portato con sé nel viaggio dal Belpaese alla nuova terra. L’iniziativa rientra nel progetto “Narrarsi altrove, viaggio tra i cimeli e i luoghi dell’anima” della poetessa Anna Ciardullo Villapiana e della docente Stella Paola, con la collaborazione di Gabriel Niccoli, professore emerito dell’Università di Waterloo e membro del consiglio di amministrazione dell’Italian-Canadian Archives Project (ICAP), network nazionale sotto i cui auspici opera il suddetto studio poetico.

CAMBRIDGE - “I love that I’m Italian”, sono le parole con cui Claudio Buffone ha iniziato l’intervista, esprimendo, sin dalle prime battute, di essere particolarmente orgoglioso delle sue origini.

Claudio (nella foto sotto) è nato in Francia, dove i suoi genitori erano emigrati da piccoli.

La teglia di cui ci ha parlato Claudio è stata ereditata nel 2003 alla morte di sua madre. Era stata comprata a Toronto negli anni ‘60.

I genitori di Claudio, Antonio e Rosina, sono originari di Cleto, in provincia di Cosenza, ma vissero numerosi anni in Francia prima di trasferirsi definitivamente a Cambridge.

La moglie di Claudio, Kat, tedesca, si è completamente immersa nelle tradizioni e nella cultura italiane, specialmente in quella culinaria. E Claudio, nonostante sia nato e vissuto in Francia fino a diciotto anni e poi si sia trasferito in Canada, non ha mai smesso di coltivare le sue radici Italiane. Ci sono dei tratti particolarmente resistenti della cultura italiana nella famiglia che non sono stati scalfiti dal passare degli anni, né dalla contaminazione con altre culture.

La lingua che è sopravvissuta è il dialetto calabrese, anche se durante l’intervista Claudio faceva confusione con i termini, parlava di un “panaro” che serviva per “rigare gnocchi”. In realtà si riferiva al “crivu”, non paniere ma setaccio. A tal proposito mi ha fatto pensare a Kazantzakis il quale “vagabondava nelle isole e nei villaggi dell’Egeo alla ricerca di parole rare, inaudite, da imbarcare sulla sua Arca di Noè linguistica per salvarle dall’alluvione della civiltà e traghettarle sul monte Ararat del futuro”. In verità le parole che non si usano muoiono. Come il fiore il cui nome era conosciuto solo dalla persona più anziana del villaggio, e non essendo Kazantzakis riuscito a raggiungerla in tempo, il suono del suo nome morì con lei.

Antonio, ormai anziano, ha sempre tante storie da raccontare, ha in giardino quattordici barili per raccogliere l’acqua piovana, assicurandosi che al suo orticello non manchi mai l’acqua necessaria a far crescere le verdure e ai suoi figli non manchino i racconti che nutrono le loro radici.

Parla spesso di Cleto, un paese che ha un passato molto interessante, tra storia e leggenda. Porta il nome di Cleta, ancella di Enea e nutrice della regina delle Amazzoni Pentesilea. Secondo il mito Pentesilea fu uccisa da Achille a Troia, dove combatté valorosamente contro i greci. Cleta si imbarcò per l’Asia Minore per recuperare il corpo della sua regina e darle degna sepoltura.

Giunta sulle coste tirreniche calabresi Cleta interruppe il viaggio fondando una città alla quale diede il suo nome. Si avverò così la profezia di Cassandra, il corpo di Pentesilea non fu mai sepolto. Venne denudato, violato in un atto di necrofilia da parte di Achille e dato in pasto ai pesci dopo essere stato accecato da Tersite che voleva sfigurarla per evitare l’ignobile gesto. Tersite, il brutto soldato greco, derise Achille e per questo fu ucciso, ma non fu condannato dalla storia per il coraggio mostrato nel ribellarsi al potere.

Cleta regnò a lungo nel suo paese, rendendolo particolarmente florido, poi ci fu uno scontro con gli abitanti di Crotone e Cleto fu sconfitta. La regina, perdendo la vita, espresse il desiderio che tutte le regine di Cleto portassero il suo nome, e così fu, fino al periodo normanno. Fu allora che Cleto cambiò il suo nome in Pietramala, il che durò fino al 1862. Poi divenne di nuovo Cleto. Il suo castello ha tante mura quanti gli strati di storie e di leggende che si dispiegano tra le crepe dei suoi mattoni.

Claudio viaggiò, proprio come la sua regina, si trovò a vivere in due terre, a parlare tre lingue, e si portò dietro un bagaglio culturale pesante, arricchito dal carico di parole e ricordi raccolti lungo il cammino, non facendosi mancare il gusto di riempire la sua teglia di antichi sapori e odori.

Anna Ciardullo Villapiana

Ed ecco la poesia di Anna Ciardullo Villapiana, ispirata dalla storia di Claudio Buffone.

Il luogo in cui nasci te lo porti addosso
quel piccolo borgo
che porta il nome della serva di Enea
e di mille regine
non seppellì Pentesilea
predisse Cassandra
divenne greca
e poi angioina.
Il suo volto aveva tanti veli
quante mura sulle spalle.
Nacquero lì i miei genitori e lì vissero per poco
Morfeo li costrinse a viaggiare
ma in qualsiasi posto si trovarono
imbandirono una tavola
e comprarono una teglia
era lei la regina della domenica
e viaggiava con una corte di parole
di porto in porto
le parole cambiavano accento
a volte perdevano il significato
si mescolavano ad altri suoni
ma rimanevano pur sempre i lemmi
di una lingua madre
i cui seni caldi
continuarono ad allattare per anni i propri figli.

Anna, Stella e Gabriel: tre prof alla ricerca delle radici italiane

TORONTO - Le professoresse Anna Ciardullo Villapiana e Stella Gualtieri Paola stanno lavorando con entusiasmo e passione al progetto fra storia, cultura e poesia che si propone di raccontare, in modo nuovo, le tante vicende che hanno avuto come protagonisti, spesso silenziosi e sconosciuti, i tantissimi connazionali arrivati in Canada dal Belpaese.

Vicende che le due insegnanti conoscono bene, essendo entrambe di origine italiana e residenti in Canada.

Stella, la cui famiglia proviene da Figline Vegliaturo, in provincia di Cosenza, Calabria, è nata in Sault Ste. Marie, Ontario, e vive con suo marito a Waterloo. Insegna alla Resurrection Catholic Secondary School e per lei l'insegnamento è molto più che lavoro. È una vocazione profonda. Si impegna tantissimo ad aiutare gli studenti a scoprire se stessi attraverso qualsiasi curriculum - religione o lingue. Nella scoperta della sua Italianità, Stella si è dedicata allo studio della diaspora proprio come la sua collega e poetessa Anna Ciardullo Villapiana.

Anna, nata a Cosenza dove ha vissuto per circa trent’anni, nel 2003 si è trasferita in Canada dove, sposata, con due figli, ha iniziato la carriera di insegnante di Italiano e di interprete e dove ha potuto coltivare una passione che la accompagna fin dall'adolescenza: quella per la poesia. Qui, infatti, Villapiana ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie “Percorsi Interiori” nel 2007, seguita nel 2015 da “Frammenti di Luce” e nel 2018 da “Al di là del mare, Dialoghi DiVersi”. Stimata socia dell’AICW (Association of Italian Canadian Writers) ha partecipato a molte iniziative e svariate conferenze per la conservazione della lingua e tradizione italiane nella realtà canadese notoriamente multiculturale. È inoltre co-chair della Waterloo Chapter Committee dell’Italian Canadian Archives Project (ICAP), una rete di beneficenza fondata per connettere e coinvolgere comunità, gruppi locali, individui, esperti e istituzioni pertinenti-come archive e musei- in tutto il Canada al fine di preservare e rendere accessibile il patrimonio italocanadese.

E proprio questo suo percorso nell'Italianità l'ha portata a elaborare, insieme a Stella, con la collaborazione del professor Gabriel Niccoli dell’Università di Waterloo e membro del consiglio di amministrazione dell’ICAP, il progetto in questione che, come si era detto in precedenza, trova adesso spazio nelle pagine del Corriere Canadese: ogni settimana, dunque, il nostro giornale racconta storie di immigrazione dall'Italia, partendo da un oggetto caro a chi è partito, per scelta o necessità, spesso lasciando "pezzi" di cuore nel Belpaese ma a volte portandosene qualcuno con sé.

Da queste storie, Villapiana si è lasciata ispirare per comporre poesie, sia in Italiano che in Inglese, intense ed emozionanti, che pubblicheremo insieme ai racconti degli emigrati.

Qui sotto, il trailer del progetto, realizzato con poesie di Anna Ciardullo Villapiana, letture di Gianluca Lalli e Stella Paola e musiche di Francesco DeGregori, Gianluca Lalli e Juneyt.

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