FIRENZE – Franco Zeffirelli e la Scala: un legame lungo più di mezzo secolo, fatto di trionfi, polemiche, visioni sfarzose e intuizioni rivoluzionarie. Dopo il successo della mostra a lui dedicata, il tributo al grande regista si trasforma in un libro prezioso, Zeffirelli alla Scala, curato da Vittoria Crespi Morbio e pubblicato da Amici della Scala. Un volume che racconta la sua storia nel teatro milanese, celebrandolo nel centenario della nascita e restituendo centralità alla sua opera. Entrare nelle pagine di questo libro significa immergersi in un mondo di bellezza e di passione, di scenografie spettacolari e intuizioni teatrali che hanno lasciato il segno.

Zeffirelli debutta alla Scala nel 1953, scenografo e costumista per L’Italiana in Algeri, e già l’anno successivo è regista. Da quel momento, la sua carriera si intreccia con quella del teatro più importante d’Italia, attraversando epoche e stili, restando sempre fedele alla sua idea di un’opera totale, capace di parlare a tutti. Negli anni Cinquanta e Sessanta, il suo teatro è innovazione pura: La Bohème del 1963 non è solo un allestimento, è una rivoluzione che svela la natura cinematografica della musica di Puccini. Ma Zeffirelli è anche il regista che porta il melodramma in televisione, che costruisce spettacoli in cui la scenografia non è sfondo ma parte viva della narrazione, che sa tradurre l’emozione della musica in un’immagine che resta nella memoria.
“Sono grato per questo prezioso libro all’autrice Vittoria Crespi Morbio – dice da parte sua Pippo Corsi Zeffirelli presidente della straordinaria Fondazione Franco Zeffirelli Onlus di Firenze – . Grato per la precisione e la dedizione con cui ha saputo raccontare la genialità del Maestro, rendendola accessibile al grande pubblico”.
Poi arriva la svolta, il tempo del grande spettacolo, delle scenografie sempre più fastose, dei dettagli moltiplicati all’infinito. Se il teatro d’opera europeo si avvicina al minimalismo, Zeffirelli va nella direzione opposta: piume, ori, cavalli, un trionfo visivo che culmina nella Turandot del 1983, ancora oggi acclamata al Metropolitan di New York. Per alcuni è pura magia, per altri un eccesso che soffoca la musica, ma è impossibile restare indifferenti. Anche nei suoi eccessi, Zeffirelli è stato un gigante, un artista che ha sempre creduto che l’opera dovesse essere un’esperienza totale, accessibile a tutti.
Questo libro non è solo il racconto di un regista, ma il ritratto di un’idea di teatro che ha segnato un’epoca. Ci ricorda che il melodramma è, come diceva Gramsci, aristocratico e popolare insieme, che la grandezza dell’opera sta proprio in questa sua duplice anima. Zeffirelli lo ha capito meglio di chiunque altro e ha avuto il coraggio di portarlo sulla scena con la sua visione potente e inconfondibile.
Riscoprirlo oggi, attraverso le pagine di Zeffirelli alla Scala, significa restituirgli il posto che merita: quello di un Maestro capace di trasformare ogni spettacolo in un sogno.
Titti Giuliani Foti
Titti Giuliani Foti è una giornalista professionista italiana: per vent’anni referente per la cultura e gli spettacoli del quotidiano toscano La Nazione, Titti è critica teatrale, scrittrice, commentatrice e collaboratrice di testate nazionali italiane e piattaforme web seguitissime come Arte Cultura Magazine, specializzate in teatro, arte e cultura