Il Covid-19 in Italia

In Italia 12.074 neo contagiati
e 369 nuovi decessi

ROMA – Tornano a salire i dati che si riferiscono al monitoraggio sulla diffusione del Covid-19, in Italia, sia per quanto riguarda i neo contagiati che per quanto concerne il numero di vittime ed il tasso di positività. Sono stati infatti 12.074 i nuovi casi di coronavirus registrati nelle ultime 24 ore – su scala nazionale – e 369 le vittime, come confermato dal ministero della Salute. Sono stati in totale 294.411 i tamponi effettuati ieri – compresi i test molecolari e quelli antigenici – con un tasso di positività che risale al 4,1% rispetto al 3,8% di martedi.

Le persone attualmente positive in Italia sono 388.864, con un calo di 4.822 unità rispetto alle 24 ore precedenti. Se coloro i quali sono stati contagiati dal virus polmonare, in Italia, sono in tutto 2.751.657 il totale delle vittime è invece salito a 94.540. Le persone guarite o dimesse sono complessivamente 2.268.253, con un aumento di 16.519 rispetto a martedi. I pazienti ricoverati nei reparti ospedalieri di terapia intensiva erano ieri ancora 2.043, ma 31 in meno rispetto alla giornata di martedi, nonostante i 113 nuovi ingressi registrati nelle ultime 24 ore. Le persone ricoverate con sintomi, nei reparti Covid ordinari, sono invece 18.274, ossia 189 in meno rispetto a martedi.

Nel frattempo, sul piano della battaglia per sconfiggere il Covid-19 – oltre all’uso dei vaccini – prosegue la ricerca sugli anticorpi monoclonali. “Le varianti hanno messo in crisi molti degli anticorpi monoclonali sviluppati fino ad ora. I nostri, per fortuna, appartengono ad anticorpi monoclonali di seconda generazione che riescono a neutralizzare anche le tre principali varianti, inglese, sudafricana e brasiliana”. Lo afferma Rino Rappuoli, coordinatore della ricerca sugli anticorpi monoclonali di Toscana Life Sciences, il quale precisa che “stanno per entrare in fase clinica di sviluppo e aspettiamo siano pronti prima dell’estate”.

“I monoclonali frutto della ricerca condotta in Italia,” – ha proseguito Rappuoli – “si differenziano dagli altri perché sono più potenti di altri oggi disponibili, ad esempio quelli usati per Trump, che hanno bisogno di essere infusi solo per via endovenosa in grandissima quantità”. Questo significa “che dei nostri ne servono molti meno e quindi sono meno costosi. Inoltre possono esser fatti con un’iniezione fatta ovunque, senza necessariamente andare in ospedale”.

Sviluppati in laboratorio a partire da anticorpi di convalescenti “i monoclonali sono la prima cura che sarà a disposizione contro il Covid, perché antivirali specifici arriveranno solo in seguito. Dovrebbero esser dati alle persone più a rischio, appena ricevuta la risposta positiva al tampone. Prima vengono dati e meglio è”.

 

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