Il Commento

Prima regola in atletica o politica:
resta nella tua corsia

TORONTO – Mi sono fermato in un Dollar Store per ritirare due biglietti d’auguri: uno, per un compleanno, l’altro, per la Festa della Mamma, entrambi per la stessa persona. La maggior parte dei prodotti non venivano venduti al pubblico, compreso il reparto cartoleria. Ho preso comunque i due biglietti e ho continuato a pagare.

Il chiosco self-serve non accettava l’acquisto del biglietto d’auguri per il compleanno. La signorina assistente che è venuta in mio aiuto ha detto “Mi dispiace signore, le regole non ci permettono di vendere biglietti come questo. Lei non può comprarlo ed io non posso venderlo”. Il biglietto d’auguri valeva $1,13, tasse incluse.

Tutta la tecnologia e il personale erano stati programmati per rispettare la legge. Che concetto interessante, ho pensato tra me e me: il Dollar Store è stato programmato per rispettare leggi, doveri e autorità – se non ti piacciono queste condizioni, sei libero di fare acquisti altrove.

Avrebbero dovuto essere invitati a presenziare alla riunione del Toronto Catholic District School Board (TCDSB) giovedì scorso. I fiduciari/trustee del TCDSB – alcuni di loro – non sembrano aver colto questo concetto. O forse il Cardinale ha abbandonato nei suoi doveri e sta trascurando i suoi obblighi.

Sospetto il primo. Indipendentemente dalla propria posizione sull’applicabilità del Codice dei diritti umani in qualsiasi ambiente scolastico, ci sono alcune verità incontrovertibili alle fondamenta delle scuole cattoliche. Sono radicate nel diritto costituzionale e nella legge della Chiesa (il magistero).

Lo Statuto e la legislazione che ne deriva convalidano i diritti dei cittadini che nomina. Questi cittadini sono beneficiari di una certa posizione che tutti sono obbligati a difendere e promuovere. La Legge riconosce l’autorità del magistero di regolare e determinare il dogma cattolico nelle scuole cattoliche.

I fiduciari/trustee dei consigli scolastici locali non hanno l’autorità di prendere tali determinazioni costituzionali. Non gli è concessa la competenza di decidere per nessun elettore cattolico cosa possono o non possono praticare come loro “religione”. Non hanno alcuna autorità per farlo. In parte, ecco perché alla riunione inaugurale, ogni anno, gli amministratori giurano al magistero, riaffermando la comprensione dei loro obblighi di difendere e promuovere le finalità di un’educazione cattolica.

Quale altro scopo servirebbero? Non giurano di interpretare ciò che personalmente pensano sia un’adeguata osservanza religiosa. La scorsa settimana, hanno preferito la “bandiera del pride alla croce”. Scommetto che non si erano presentati per le elezioni in base ad un programma politico per far promuovere la propria interpretazione personale del cattolicesimo. Si sarebbero squalificati a titolo definitivo.

La loro discrepanza da quelle semplici verità non è resa più accettabile chiamando come testimoni dei non cattolici la cui agenda è diametralmente opposta all’etica cattolica. In termini pratici analoghi, il Consiglio di amministrazione della Coca-Cola inviterebbe i rappresentanti della Pepsi a commentare i potenziali cambiamenti alla formula della Coca-Cola? A cosa servirebbe?

Dare uno “schiaffo in faccia” al Cardinale per aver osato “fornire una guida” ai fedeli ed a coloro i quali hanno il dovere di attuare quella guida – può essere stato auto-soddisfacente per la mente puerile di chi molla quello “schiaffo” – ma questo è tutto. Nessuna delle insensate ed immature offerte come giustificazione sarà stata impressionante per la giovane commessa del Dollar Store. Si è rifiutata di compromettere sé stessa, il suo datore di lavoro o il negozio in base al “principio”.

Per lei, la posta in gioco non era la relativamente insignificante somma di $1,13 ma i princìpi per i quali era stata assunta a sostenere. I fiduciari/trustee supervisionano un budget che si aggira circa a $1,3 miliardi l’anno.

Eppure, non sembrano aver riflettuto nemmeno per un momento sulla decisione che stavano prendendo di escludere la stragrande maggioranza delle famiglie che mandano i loro figli nelle scuole cattoliche a causa del magistero. Peggio ancora, hanno messo a repentaglio quei diritti genitori/religiosi nella legge. Per quell’illegalità capovolta meritano di essere buttati fuori dall’incarico, quanto prima.

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