Il Commento

“Non parlano per nessuno
se non per se stessi”

TORONTO – Un mese dopo che il Primo Ministro si è alzato alla Camera per scusarsi per l’internamento degli italocanadesi durante la Seconda guerra mondiale, qualcuno – il proverbiale “loro” – nascosto sotto la copertura di cinque società private in Canada, ha commissionato e pubblicato sul Globe and Mail, il 18 giugno, una pubblicità intitolata “Thank You Canada”.

Sarebbe stato più produttivo se “loro” avessero investito in un progetto di restauro della reputazione.

Se avessero chiesto in comunità, incluso al Corriere Canadese, avrebbero potuto capire perché nessuno avrebbe avallato l’annuncio. Il Corriere Canadese non avrebbe pubblicato l’annuncio.

In primo luogo, ad essere sinceri, tutta la vicenda puzza di Sindrome di Stoccolma (la “vittima ringrazia il suo aguzzino”). Qualcuno – loro – sta cercando di “arruffianarsi” il governo. Così facendo, “loro” hanno trasformato le scuse da tempo attese in un esercizio vile, irrispettoso e ossequioso.

In secondo luogo, visivamente, il posizionamento delle bandiere suggerisce che uno “sta spingendo verso il basso” l’altro, offrendo una relazione di potere non supposta dal resto del contenuto ed evocando il contrario della presunta intenzione. Né il posizionamento è sostenuto da alcun volo dei protocolli di bandiera che richiedono il posizionamento fianco a fianco o la preminenza dei colori della “nazione ospitante”.

In terzo luogo, un territorio – i Paesi – non commettono trasgressioni costituzionali o violazioni dei diritti civili: le persone, i loro leader politici, lo fanno. I governi canadesi hanno, in linea di massima, gestito bene il paese. Ma non sempre.

Utilizzando il War Measures Act (la ““notwithstanding clause” dell’epoca), il governo di McKenzie King, nel 1940, spogliò i canadesi di alcune formazioni etniche (italiani, ai fini dei nostri lettori) dei loro diritti civili e ne imprigionò diverse centinaia. Non furono mai mosse accuse, ma trascorsero diversi anni nei campi di concentramento per essere semplicemente chi erano: italiani nell’etnia e cattolici nella religione.

Sin dalla sua edizione inaugurale nel 1954, il Corriere Canadese ha sostenuto la necessità di porre rimedio a questo atto governativo probabilmente criminale.

Individui e gruppi provenienti da altre parti del Paese hanno fatto eco agli appelli del Corriere Canadese per “la verità e la riconciliazione”. Loro e le presunte organizzazioni sponsor sono recenti al problema.

In quarto luogo, lo scorso 26 maggio 2021, dopo un mese di avvisi attentamente programmati per preparare il terreno alle scuse ufficiali, il governo guidato da Justin Trudeau, si è scusato alla Camera dei Comuni per la famigerata abrogazione dei diritti civili commessa 80 anni fa. Questa abrogazione ha macchiato la reputazione politica del Paese. Le scuse sono state quanto meno in ritardo. Il Corriere Canadese ha sempre mantenuto quella posizione.

In quinto luogo, il Corriere Canadese sostiene qualsiasi credito offerto al governo per aver finalmente fatto “la cosa giusta”. Si sarebbe dovuto organizzare anche una campagna per comunicarlo e per informare le vittime discendenti di quell’infamia che “finalmente è finita”. Come e da chi è un’altra questione. Le persone che hanno commissionato la pubblicità ovviamente avevano parecchio di preavviso.

Poiché hanno deciso di “inginocchiarsi collettivamente” e ringraziare il Paese, ignorando “i sopravvissuti”, la cosa suggerisce esercizi di auto-promozione da dietro le quinte.

Il primo ministro Trudeau dovrebbe ignorarli; non parlano né con la comunità, né per la comunità.

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