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La distorsione dei fatti
tra minacce di morte
e obblighi deontologici

TORONTO – Noi giornalisti siamo una brutta razza. Abbiamo il terribile vizio di ancorarci ai fatti, il nostro lavoro quotidiano ruota attorno alla continua ricerca di notizie che abbiano una base fattuale. Questo modus operandi a volte è scomodo, a volte viene ignorato, a volte viene criticato, a volte addirittura viene distorto e utilizzato contro noi stessi.

In questi giorni il Corriere Canadese è al centro di una bufera mediatica, che avrà pesanti strascichi legali, per aver toccato un tema sensibile che ha provocato risposte superficiali, sommarie, sbrigative, fuorvianti.

È un fatto che la pagina web del Provveditorato cattolico di Toronto sia accessibile a tutti gli studenti, la maggior parte dei quali sono bambini e ragazzi minorenni. È sempre un fatto che il sito ospiti una serie di link ad altri website e tra questi troviamo la LGBT Youthline. Ed è un fatto che all’interno di questo sito vi siano degli altri link che portano direttamente a materiale non adatto ai minori: tra le varie cose, le recensioni di vibratori e altri sex toy.

Il Corriere Canadese attraverso i suoi articoli ha messo in luce come sia inappropriata la presenza di questi contenuti accessibili direttamente dal sito del Toronto Catholic District School Board. Apriti cielo. Siamo stati accusati di essere omofobi, bigotti, promotori dell’odio verso la comunità LGBTQ2, intolleranti. Il tutto, con una superficialità disarmante, senza una razionale lettura dei fatti.

Queste accuse sono arrivate addirittura da politici eletti a City Hall e da fiduciari eletti nel TCDSB.

Però chiaramente esiste un limite e quando quello che poteva essere un costruttivo scambio di idee è naufragato nella pura diffamazione, siamo stati costretti a muoverci anche sul fronte legale, con una querela presentata dal nostro avvocato.

Ieri, in redazione, è arrivata una email che lascia poco spazio alle interpretazioni, da un tale Tom Gerylo: “Yours, hopefully. How you all die. You hate on the LGBTQ2A community and I’ll hate on your Italian wop community. F..k you. Eat s..t”. La mail è stata prontamente girata alla polizia di Toronto, che ha avviato un’indagine.

Ma il vero problema è che c’è stata una totale distorsione dei fatti, un travisamento della realtà probabilmente volontario per mettere il bavaglio a una voce, probabilmente scomoda, perché molto spesso fuori dal coro. E chi ha lanciato le accuse – per le quali dovrà difendersi in tribunale – chiaramente non ha la minima idea dei valori etici e professionali di chi lavora al Corriere. Ed evidentemente in tutti questi anni non lo ha mai letto: si sarebbe accorto che il nostro giornale, infatti, è stato, è e sarà sempre in prima linea nella promozione della tolleranza, dell’integrazione, nella difesa dei diritti di tutti, nella tutela delle libertà e delle singole scelte individuali e questo vale anche per la comunità LGBTQ2.

La linea editoriale del nostro giornale è una sola: dare voce a tutti, concedere lo spazio a ogni punto di vista, a prescindere dal colore politico, dal credo religioso, o da questioni di gender. Ed è proprio grazie a questo che ci siamo conquistati la libertà di poter criticare governi di diverse casacche partitiche senza alcun pregiudizio o freno dettato dalla convenienza del momento.

Eppure, dalle nostre pagine trapelerebbero posizioni omofobe e discriminatorie, solamente perché abbiamo messo in luce come un bambino di 10 anni possa, navigando all’interno del sito del TCDSB, arrivare attraverso ai link a materiale che potremmo definire “soft porn”.

Ma il tempo, come sempre, è galantuomo. Alla fine saranno l’opinione pubblica e un giudice, con tanto di giuria, a rimettere le cose a posto.

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