Il Commento

Joseph Ratzinger,
Cardinale e Papa. RIP

TORONTO – I media e la stampa di oggi non possono resistere alla tentazione di trovare difetti a qualsiasi cosa cattolica, anche mentre il Vaticano si prepara a porgere il suo ultimo saluto a uno dei leader del cattolicesimo. I complimenti ambigui abbondano. Io non parlerò male del defunto, soprattutto nel caso dell’ex Papa emerito.

Conoscevo papa Benedetto XVI solo di fama, cioè solo per la fama attribuita alle sue opinioni e alla sua leadership da commentatori che avevano i mezzi e desiderio di trasmettere le loro impressioni momentanee a tutti noi.

Ma l’ho visto di persona… una volta. Era un giorno freddo e nuvoloso, l’8 aprile 2005, tempo non comune in primavera per Roma. Insieme al primo ministro Paul Martin, undici parlamentari (compresi i ministri di gabinetto), una senatrice e il Grand Chief of First Nations (Phil Fontaine), ero tra l’oltre milione di privilegiati partecipanti davanti all’ingresso della Basilica di San Pietro per i funerali del recente defunto [Santo] Papa Giovanni Paolo II.

Il Celebrante è stato il cardinale Joseph Ratzinger. Abbiamo aspettato in Piazza San Pietro dalle 7 del mattino fino a quando il futuro Papa Benedetto XVI ha iniziato a officiare i funerali alle 11. La Messa è durata ben due ore. Come membri di una “delegazione di Stato” ufficiale, a me ed ai miei colleghi è stato concesso la comodità di una sedia per affrontare meglio qualsiasi disagio durante l’evento all’aperto di sei ore.

Cinque milioni e più di altri partecipanti sparsi per le piazze di Roma hanno avuto solo la loro fede e il loro rispetto per il Papa a dar loro forza. Circa due milioni di cattolici avevano fatto il viaggio dalla Polonia per rendere l’ultimo omaggio al loro eroe.

Non c’è da stupirsi, dal mio punto di vista, che Papa Giovanni Paolo II sia stato la principale dinamica politica nella dissipazione delle tensioni della Guerra Fredda che minacciavano la pace mondiale dopo la Seconda guerra mondiale, e l’integrazione delle nuove dinamiche politiche a seguito della disgregazione dell’URSS. Questo è un discorso da rimandare ad un altro giorno.

L’erede di quella narrazione fu Papa Benedetto XVI, il primo pontefice tedesco in mille anni. Indipendentemente dalle sue opinioni sociali personali (è importante per qualsiasi capo averle), la sua elezione a Pontefice sarà sempre associata alla rettitudine filosofica e morale legata al concetto e all’atto di Riconciliazione ovunque.

Per i canadesi, è particolarmente significativo che abbia invitato i leader delle nostre comunità aborigene a Roma (incluso lo stesso Phil Fontaine sopra) per intraprendere vie e mezzi per mitigare e risolvere gli impatti negativi delle scuole residenziali.

Inoltre, durante il suo mandato pontificio, la Chiesa riconobbe e nominò primo Santo aborigeno, il giglio dei Mohawk – Santa Kateri Tekakwitha.

Ma era soprattutto un uomo umile e compassionevole che riconosceva i suoi limiti e che a un certo punto ha ammesso di non farcela più. Il papato era e continua ad essere più importante di qualsiasi individuo. Era sufficientemente umile da dire: “Questo mi è bastato; Signore, lascia che questo calice passi dalle mie mani”.

Si è dimesso e si è fatto da parte. Domani la Chiesa Universale e il Mondo dicono arrivederci e riposa in pace all’uomo Joseph Ratzinger e al Papa Benedetto XVI.

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