Il Commento

Inchiesta pubblica, se necessario,
ma non necessariamente pubblica

TORONTO – Amo il Canada. C’è una semplice etica implicita che, come canadesi, sembriamo tutti sottoscrivere: rispetta la legge; guadagna il tuo pane; apri le porte agli altri; rispetta le legittime aspirazioni dei concittadini; non tirare via la scala dietro di te; lascia lo spazio che occupi in condizioni migliori di come l’hai trovato.

Amo il Canada. Le cose non sono sempre come sembrano. Ad esempio, nell’esame dei precedenti storici, la questione della costrizione e della semantica sembra svolgere un ruolo vitale nella condotta del suo governo e dei suoi cittadini. C’erano/ci sono pochissime persone “sante” nel “ruvido e disfacimento” della costruzione della nazione.

È sempre stato affascinante, per me, che una serie di fortezze piuttosto commerciali lungo il fiume San Lorenzo, la sponda settentrionale del lago Ontario e la rete di altri [avamposti commerciali in gran parte di pellicce] potessero mai essere amalgamati in un super stato funzionante, in così poco tempo, fino a diventare la seconda entità geopolitica più grande del mondo.

Gli artefici di ciò non sono stati sempre “delicati”. Se non fosse stato per i loro simili e la loro ambizione, i piagnucoloni di oggi sarebbero lasciati alla glorificazione del dolce far niente (in Inglese: “navel-gazing”).

C’è rispetto, se non ammirazione, per l’élite politica che ha modellato la verbosità e il concetto di “coscrizione, se necessario, ma non necessariamente coscrizione”. Il primo ministro Mackenzie King sperava con tali slogan di evitare una rottura del Canada, sostenendo allo stesso tempo lo sforzo inglese della seconda guerra mondiale, anche contro la volontà del Québec francofono e il numero crescente di “espatriati europei”. Non mi piaceva… e allora?

Penso che l’ex Governatore Generale, l’on. David Johnston, si adatti allo stampo di Mackenzie King. Sembrerebbe che “il paese” voglia un’inchiesta pubblica sull’interferenza straniera [cinese] nelle nostre elezioni. Diamine, anche i parlamentari della Camera dei Comuni apparentemente hanno votato altrettanto. Ma aspetta, Johnston non risponde a loro. Ha già detto che lui condurrà udienze; non chiederà documentazione segreta confidenziale che attesti nulla.

Perché dovrebbe? Quando, per ragioni politiche, il Parlamento approvò nel 1940 il War Measures Act che designava gli italiani e gli altri come “stranieri nemici”, se qualcuno si fosse preso la briga di verificare prima i fatti, sarebbe rimasto gravemente sorpreso.

Più recentemente, nelle elezioni del 2011, è stata documentata un’interferenza nelle elezioni federali da parte di fonti negli Stati Uniti. Le risultanti indagini hanno trovato capro espiatorio un paio di “sbruffoni” (uno opportunamente un deputato) e la questione è passata.

In precedenza, dopo le elezioni del 2008, il primo ministro Harper, che aveva prorogato il Parlamento in modo che i canadesi potessero esprimersi, si trovò di fronte ad un’altra possibilità di governo di minoranza. I partiti di opposizione si sono mobilitati, hanno raggiunto un accordo per governare e si sono presentati come alternativa, all’allora governatore generale Michael Jean. Cosa fare?

Semplice: creare una crisi costituzionale prorogando il Parlamento il giorno prima della sua convocazione – così guadagnando tempo. La Costituzione dice che Sua Maestà non può stare senza il suo Gabinetto; inoltre, deve rivolgersi al parlamentare capace di ottenere l’approvazione della maggioranza nella Camera per formare quel governo. Jean e Harper andarono da Johnston, un costituzionalista, per fornire loro la navigazione.

Lo fece. Jean permise ad Harper di prorogare un Parlamento che non si era ancora riunito. I partiti di opposizione si frammentarono e quando il Parlamento si riunì di nuovo dopo le vacanze di Natale, Harper fu riconfermato Primo Ministro.

Per coincidenza, quando, in seguito, Jean terminò il suo mandato, Johnston fu nominato Governatore Generale. Ora è un “relatore speciale” per l’ennesimo Primo Ministro.

Più cambiano le cose…

Nella foto in alto, David Johnston (da https://commons.wikimedia.org – Mohammad Jangda)

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