Il Commento

Il Consiglio comunale ci ripensa
sulle minacce al Corriere   

TORONTO – Non aveva altra scelta. Una mozione mal concepita per censurare il Corriere per gli articoli pubblicati riguardo gli affari di un provveditorato scolastico (cattolico peraltro), su cui il Consiglio comunale non ha nessuna giurisdizione è stata ritirata – modificata come esercizio per “salvare la faccia”. La versione modificata (qui sopra) è stata accettata all’unanimità, incluso l’autore e la sua cabala.

Questo non le ha impedito di rivolgersi quasi immediatamente su Twitter per dichiarare vittoria. Lei e i suoi colleghi avranno comunque capito che il Corriere Canadese prende sul serio il suo ruolo di informare del pubblico. La mozione originaria del Consiglio cercava di mettere a tacere il Corriere.

Anche con i vincoli imposti dalla carenza di risorse economiche, il Corriere Canadese fornisce un prodotto che riflette la cultura italiana dei suoi lettori e la loro adesione al processo decisionale basato sui fatti, un processo spesso multiforme.

Nell’ambiente democratico canadese, anche i politici devono rispettare “la divisione dei poteri”, le regole di procedura e la Legge. Purtroppo, alcuni politici, funzionari e “terroristi di Twitter” trovano questo un peso troppo difficile da sopportare.

E così, sostituiscono il dibattito aperto con raffiche di calunnie infondate e diffamazione verso il nostro giornale ed il suo editore, sperando di influenzare l’opinione pubblica.

Ma la stridente ripetizione di ciò che consideriamo dichiarazioni calunniose e diffamatorie non rende meno false le dichiarazioni.

Questo ha costretto il Corriere ad intraprendere due strade spiacevoli. In primo luogo, dopo che i dovuti avvertimenti di “cessare, desistere e ritrattare” si sono rivelati infruttuosi, il Corriere proseguirà l’unico ricorso lasciatoci – il Tribunale.

A nostre spese, abbiamo presentato querela e richiesta di processo giuridico, trasmettendola a diversi Trustee e consiglieri comunali. Vedremo se si difenderanno con fondi pubblici.

In secondo luogo, il Corriere Canadese – cioè, la redazione – ha deciso di rinfrescare la memoria dei lettori e degli osservatori esterni sulla genesi della polemica: il diritto dei genitori a educare i propri figli in un ambiente scolastico istituito dalla nostra Costituzione e sostenuto sia dalla legge sull’istruzione pubblica che dal Codice dei diritti umani.

Se funzionari eletti, burocrati e “guerrieri di Twitter” scelgono un approccio diverso, fatti loro. Per noi si tratta dei nostri figli. Vecchio stile forse, però siamo ancora all’interno di ciò che la Costituzione e la legge sull’istruzione sostengono ciò che è il diritto dei cattolici al proprio sistema di istruzione.

I sostenitori del sistema cattolico preferiscono presumibilmente la struttura dei valori e la bussola morale promossa dal suo codice – la cui leadership è fornita dall’arcivescovo. Chiunque altro, compresi i cattolici, può frequentare l’altro sistema statale (pubblico).

I nostri lettori sono principalmente cattolici nella cultura, se non nella religione. Quindi, ciò che succede nei provveditorati è di loro interesse e per estensione, anche del Corriere. Per motivi non legati a quell’etica cattolica, il TCDSB ospita un link ad un sito web il cui contenuto è considerato inappropriato per i bambini in età scolare, o che un provveditorato lo ospitasse – in particolare uno che si professa cattolico.

Abbiamo preso la difficile decisione di pubblicare alcune delle immagini forti (quelle meno discutibili) presenti su quel sito web per illustrare meglio il perché.

Alcuni le hanno trovate scioccanti. Il sito è rivolto a giovani adulti di età compresa tra i 16 e i 29 anni. I difensori del sito web affermano che salva “migliaia di vite”, ma senza fornire una ricerca che convalidi tale affermazione.

Non fa nulla. Il Corriere non ha mai contestato il suo diritto di esistere. Il Corriere si è semplicemente chiesto perché il TCDSB ospitasse un sito il cui contenuto è in contrasto con il suo obbligo legale nei confronti dei genitori: fornire ai propri figli un’educazione cattolica.

La risposta non può essere “siete omofobi”. Anche il Consiglio comunale se ne è reso conto. I fiduciari del TDCSB sembrano ancora confusi sul loro mandato.

PER LEGGERE I COMMENTI PRECEDENTI: https://www.corriere.ca/il-commento

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