Il Commento

Chi è con la leadership papale
sullo scopo della sessualità?  

TORONTO – Non intendo mancare di rispetto ai fedeli di ideologie religiose, i cui dettagliati princìpi filosofici mi sono sconosciuti, mentre parlo delle basi giudaicocristiane della nostra cultura occidentale.

Senza falsa umiltà, mi vengono in mente gli anni trascorsi negli “spazi pubblici” dominati e riservati alle minoranze religiose provenienti da altri Paesi. Era mio dovere, per causa della mia carica elettiva, aiutare il processo di integrazione in cui reciprocità, inclusione e Stato di diritto erano e sono valori comuni che promuoviamo per tutti noi.

Tutti i leader religiosi che ho incontrato nel mio percorso sottolineavano la struttura dei valori inerenti al loro gruppo sociale-culturale, sia musulmano, buddista, indù, sikh, ebraico o cristiano (nelle sue numerose manifestazioni).

Tutti loro hanno linee guida (regole) che rafforzano ciò che è una coerente “condotta” per la partecipazione. Nessuno è obbligato ad osservarle, se scelgono di non essere membri.

Come ha detto recentemente il Papa, ecco le regole se vuoi essere cattolico… non c’è bisogno di seguirle, ma allora non si può definirsi cattolici. È una logica semplice, proveniente da un gesuita immerso nell’apprendimento che pochi di noi potranno mai raggiungere, espressa per chiarezza e conforto.

L’altro giorno, il Vaticano ha pronunciato la sua posizione definitiva sulla questione delle unioni omosessuali per chiarire un dubium (“dubbio”, questione) relativo agli insegnamenti ecclesiastici sulla sessualità non binaria. Basti dire che tali chiarimenti non sono fatti alla leggera – poiché molti studi, deliberazioni e dibattiti precedono i documenti per l’approvazione finale del Papa. Sono progettati per “dare un senso” alla vita contemporanea.

Non tutti saranno felici. Quindici anni fa, diversi parroci minacciarono di buttarmi fisicamente fuori dalla loro chiesa, se avessi osato mostrare la mia faccia perché, come ministro del governo dell’epoca, fui determinante nell’elaborare la legge sul matrimonio tra persone dello stesso sesso. La dichiarazione del Vaticano – riportata dal Corriere nell’edizione di lunedì – sembra suggerire che avrebbero potuto avere ragione.

Ironia della sorte, gli elementi radicali che hanno “beneficiato” di più di quell’iniziativa legislativa, in questi giorni, piagnucolano che io e il Corriere Canadese li stiamo prendendo indebitamente di mira nel nostro sostenere i diritti educativi e di istruzione pubblica riservati ai cattolici nello Statuto e rispettati nella Legge provinciale. Detto in modo semplice, si sbagliano categoricamente.

I consigli scolastici cattolici, dove alcuni dei dibattiti si sono svolti di recente, si trovano ora in un dilemma. La loro esistenza dipende da due punti fondamentali.

In primo luogo, la legge costituzionale del Paese riconosce i loro diritti come istituzioni cattoliche al servizio dei loro aderenti. L’Education Act dell’Ontario e la legislazione sui Diritti Umani sottolineano entrambi gli obblighi dei governi nei confronti dei cittadini cattolici.

In secondo luogo, la Chiesa [cattolica] attraverso il suo magistero – il Papa e il suo rappresentante – decide chi/cosa si qualifica come “cattolico”. Per i non iniziati, né i fiduciari del consiglio scolastico né i consiglieri comunali hanno l’autorità di determinare quali principi religiosi saranno insegnati in quelle scuole. Del resto, nemmeno il governo provinciale, attraverso il suo ministro dell’Istruzione, può interferire.

Gli fiduciari scolastici (i trustee) ed il personale del TCDSB, con il loro esagerato oltraggio e le loro finte rimostranze, dovranno concentrarsi nuovamente sull’adempimento dei loro obblighi nei confronti del magistero… o dimettersi.

PER LEGGERE I COMMENTI PRECEDENTI: https://www.corriere.ca/il-commento

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