Il Commento

Hamilton, un festival dove l’Italianità si respira da 40 anni

HAMILTON – Siamo quasi alla fine del Mese del Patrimonio Italiano e mi dispiace ammettere che stiamo solo iniziando a scalfire la superficie dell’esperienza e del contributo italo-canadese allo sviluppo dell'”ethos canadese”. Come unico quotidiano in lingua italiana in Nord America, ci troviamo in una posizione unica per raccontare questa storia – e che storia! – a coloro che l’hanno vissuta e alla comunità più ampia che ne ha tratto beneficio.

Per due giorni, lo scorso fine settimana, l’Italfest di Hamilton – ospitando la comunità racalmutese “come star attraction” – si è trasformata in una vibrante celebrazione di “chi siamo”, che ha sfiorato il “magico”, secondo l’osservazione di Joe Baiardo e Sam Cino, due degli organizzatori. Spero che siate d’accordo con noi, mentre esaminate attentamente le poche foto (selezionate tra le oltre 100 scattate da noi tre) che raccontano questa storia.

A cavallo tra il XIX e il XX secolo (fine del 1800), Hamilton era sia uno snodo dei trasporti che un punto di destinazione per una fiorente immigrazione italiana in cerca di opportunità nel settore agroalimentare, nei trasporti, nell’industria pesante e nell’edilizia che accompagnava tali attività.

Le acciaierie (Stelco e Dofasco) e la costruzione della Burlington Bay Skyway e della St Lawrence Seaway diventarono rappresentazioni iconiche di ciò che il futuro avrebbe potuto promettere. Attraverso tutto ciò, quelle coraggiose anime italiane hanno “superato le avversità”: si sono unite e hanno plasmato un movimento operaio emergente; hanno fondato imprese che capitalizzavano sulla trasformazione agroalimentare, altre attività manifatturiere leggere e, naturalmente, anche quelle basate sullo scambio commerciale internazionale.

Ho iniziato la mia carriera a Stoney Creek, all’estremità orientale di Hamilton. Quando me ne sono andato, nel 1975, la comunità si era già lanciata in modo significativo nell’edilizia e nelle carriere professionali. Nel mezzo secolo trascorso, ha compiuto imprese invidiabili. Dal mio umile punto di vista, hanno fissato standard che altri dovrebbero seguire. Hanno commissionato statue, monumenti, targhe e studi che commemorano quei traguardi, oltre a rendere omaggio a coloro che li hanno preceduti, qui e nelle loro città d’origine.

Non possiamo rendere giustizia in questo breve articolo alla componente siciliana della diaspora italiana che ha come casa la Metropoli di Hamilton. Ciononostante, il fatto che cittadini provenienti da Racalmuto, provincia d’Agrigento, abbiano commissionato una carrozza siciliana, una statua di Leonardo Sciascia, un monumento agli internati ai sensi dell’Enemy Aliens Act, un altro ai loro eroi sconosciuti del XX secolo, l'”arte murale” e la manutenzione della chiesa di Maria Santissima del Monte, attesta la loro affinità con un’identità culturale in continua evoluzione.

Auguri.

Traduzione in Italiano – dall’originale in Inglese – a cura di Marzio Pelù

Qui sotto, una fotogallery dell’evento (immagini di Corriere Canadese e Vivi Racalmuto)

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