TORONTO - L’Italia vista da lì fa uno strano effetto. Sembra piccola "così", molto più di quanto non lo sia già geograficamente. Forse sono stato a Toronto troppo poco tempo per potere esprimere un giudizio lucido e completo, ma la sensazione, stando per un po’ in questa metropoli così aperta, organizzata e multietnica, è che il nostro Paese sia ancora troppo indietro. Arretrato. Piccolo "così", appunto. Ed è una cosa di cui non ci si rende conto finché non si viene a Toronto a vivere e lavorare anche se per un breve periodo. Direte: "vabbè che c’entra, vale in qualunque metropoli si vada". No. Perché lì ci sono tanti, tantissimi italiani che di Toronto hanno fatto (e continuano a fare) la storia. Alcuni presenti da più generazioni, altri "nuovi". È una piccola grande Italia, Toronto. Quella che forse non c’è sulla Penisola, sua collocazione naturale... in teoria. "Toronto l’hanno fatta gli italiani", ho sentito spesso, mentre ero lì. Il primo a dirmelo è stato John Rainbow, un canadese di origini irlandesi che ho conosciuto in un pub il secondo giorno che ero in città "Qui avete costruito tutto voi. Grande gente, grandi lavoratori" ha aggiunto. Poi mi ha offerto la birra. Per la prima volta, mi sono sentito orgoglioso di essere italiano. Cosa di cui in altri Paesi (compresa la stessa Italia!) mi ero sempre vergognato. Forse è un po’ forte quello che sto dicendo, ma è una sensazione che ho sempre avuto. Fuorché a Toronto.
Lo stesso orgoglio l’ho sentito nei giorni seguenti lavorando per il Corriere Canadese: un giornale in lingua italiana, fatto da italiani per i loro connazionali di Toronto e dell’Ontario. Qualcosa di unico al mondo, di cui ho avuto il privilegio e l’onore di fare parte. E proprio questo mio ruolo di giornalista "prestato" per un periodo all’unico quotidiano in italiano dell’intero Nordamerica mi ha permesso di immergermi ancora di più in una realtà che altrimenti avrei conosciuto solo superficialmente. Una realtà che mi ha positivamente stupito. Occupandomi del caso della tentata cancellazione dell’International Languages Program, per esempio, ho scoperto con piacere quanto gli italiani di Toronto siano attaccati alla loro lingua: vogliono a tutti i costi che i loro figli la studino a scuola e hanno lottato per questo. Poi, seguendo la festa di uno dei più importanti sindacati canadesi dell’edilizia, il Liuna, che ha decine dii di migliaia di iscritti, ho notato con soddisfazione che i posti al vertice dell’organizzazione sono tutti occupati da italo-canadesi. Potrei andare avanti, ma non voglio scrivere soltanto dell’attaccamento alle proprie radici, del successo nel lavoro... c’è dell’altro. C’è una cosa importante che si chiama integrazione e pure in questa gli italiani sono protagonisti. Io ho soggiornato in una famiglia di
origine indiana: mi hanno fatto sentire a casa. Ho lavorato fianco a fianco con i ragazzi brasiliani e portoghesi di Nossa Tv e CorrCan Media Group: mi hanno trattato come un fratello... per non parlare dei colleghi italo-canadesi, ovviamente! Ho partecipato ai raduni di "Mundo Lingo" dove persone di ogni angolo del globo si incontrano per imparare le une le lingue delle altre e finiscono per fare amicizia: capita a Toronto e forse in poche altre metropoli del mondo e noi... siamo i più ricercati! Tutti amano la nostra cultura, le nostre tradizioni... ne sono affascinati. Gli italiani di Toronto (non solo a quei raduni, ma quotidianamente, nella vita di tutti i giorni) ricambiano mostrandosi aperti, generosi, socievoli e pronti a condividere con chiunque conoscenze ed esperienze. E mostrandosi perfettamente a proprio agio in un "mondo nel mondo" come quello canadese, multietnico all’ennesima potenza. Beh, in quei momenti l’Italia di oggi sembra davvero distante anni luce...
Mah... sarà l’entusiasmo del neofita a farmi vedere tutto bello? Me lo sono chiesto
più volte e per togliermi il dubbio prima di partire; ad alcuni italiani che vivono a Toronto da anni ho domandato, a taccuino chiuso (quindi non farò nomi): "Ma in Italia tornereste?" ...mi hanno risposto "sì, ma solo in vacanza". Del resto, quelli che vivono a Toronto sono gli italiani che non potevano essere italiani fino in fondo restando in Italia. Perché l’Italia sta stretta agli italiani veri. È piccola "così".