TEHERAN - È stato un bagno di sangue, quello avvenuto in tutto l’Iran. Sarebbero infatti almeno 106 - secondo Amnesty International - le vittime degli scontri di questi giorni tra manifestanti e forze armate del regime di Teheran, in seguito alle proteste contro l’aumento del prezzo della benzina e l’imposizione del razionamento del carburante. Ma dal Paese circolano voci secondo cui i morti sarebbero in realtà centinaia ed i feriti almeno tremila.
Un vero massacro. Secondo Raha Behreini, avvocato per i diritti umani e rappresentante iraniana di Amnesty International "in meno di tre giorni, da venerdì scorso, almeno 106 manifestanti sono stati uccisi e centinaia feriti in 21 città del Paese.
Ci sono anche testimoni oculari e riprese video - continuava Behreini - dove si vedono i cecchini che sparano su una folla dai tetti dei palazzi e in almeno un caso, anche dagli elicotteri" ha precisato la rappresentante dell’organizzazione umanitaria internazionale.
L’alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha espresso notevole preoccupazione, come ha ammesso il portavoce Rupert Colville "siamo profondamente preoccupati per le segnalate violazioni delle norme e degli standard internazionali sull’uso della forza. Non conosciamo l’entità delle vittime e dei feriti, ma è chiaramente una situazione molto grave".
La televisione di Stato iraniana ha nel frattempo trasmesso nuove immagini delle proteste - scoppiate per un rincaro dal 50% al 300% del prezzo della benzina - che Teheran ha soppresso definendole vere e proprie "rivolte".
Alcune persone con doppia nazionalità e "legami con servizi d’intelligence stranieri" sono stati arrestati in Iran con l’accusa di essere tra i "leader" dei disordini durante le proteste contro il rincaro della benzina nella provincia di Alborz, a poche decine di chilometri da Teheran.
Lo afferma la Fars, agenzia di stampa vicina ai Pasdaran, precisando che i fermati hanno anche passaporti europei, tra cui tedeschi, oltre che di Turchia e Afghanistan. L’agenzia aggiunge che gli arrestati erano stati "addestrati in Paesi stranieri".
Ma gli occhi del mondo non ci sono in Iran, dove il regime ha imposto - da sabato scorso - un blocco quasi totale su Internet e ha promesso ieri di essere intenzionato ad "impiccare" chi proseguirà con le proteste.
Anche il quotidiano conservatore Kayhan - vicino alla guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei - ha confermato la minaccia di voler tagliare la testa ai leader dei manifestanti, scesi in piazza nel Paese contro il caro benzina, definiti "criminali ingaggiati dall’esterno".