LONDRA - Le opposizioni britanniche vogliono portare Boris Johnson in tribunale per la doppia lettera inviata all’Ue su una possibile proroga della Brexit: la prima - non firmata - per chiederla, come prescritto dalla legge anti-no deal (Benn Act); la seconda per argomentare la contrarietà del governo.
I ministri ombra laburisti Keir Stramer e John McDonnell hanno bollato la manovra come "infantile" ed evocato un possibile "oltraggio alla corte" - oltre che al Parlamento - del premier Tory, che dinanzi a un giudice scozzese s’era impegnato a rispettare il Benn Act senza minarne i fini.
Intanto il governo britannico di Boris Johnson è convinto dopo la seduta di ieri di avere "i numeri" per far passare già nei prossimi giorni a Westminster l’accordo sulla Brexit raggiunto con Bruxelles, malgrado l’intoppo dell’emendamento pro rinvio che ieri ha fatto saltare il voto alla Camera dei Comuni.
Lo ha detto alla Bbc il ministro degli Esteri e vicepremier de facto, Dominic Raab, aggiungendo che anche molti governi Ue sarebbero "profondamente a disagio" di fronte all’ipotesi di una proroga. "Usciremo il 31 ottobre. Abbiamo i mezzi e le capacità per farlo" ha ribadito a Sky News Michael Gove, ministro britannico incaricato dal premier Boris Johnson dei preparativi per una Brexit senza accordo.
Ma in una lettera non firmata...
Giorgio Mitolo
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