TIRANA - Il bilancio provvisorio (mentre il Corriere Canadese va in stampa, ndr) delle vittime del più potente terremoto che ha colpito l’Albania negli ultimi decenni è salito a 47. Gli ultimi quattro corpi ritrovati sono quelli di una mamma, con i suoi tre bambini, estratti dalle macerie - dai vigili del fuoco italiani, intervenuti a Durazzo - in una palazzina che aveva tre piani.
Nel frattempo, una nuova scossa di magnitudo 5.1 ha colpiva ieri l’Albania, poco prima di mezzogiorno. A Durazzo si è scatenato il panico tra residenti e soccorritori nei pressi dell’hotel Miramare, sbriciolato dal sisma di martedì scorso.
Papa Francesco, tramite il dicastero vaticano per lo sviluppo umano integrale, ha inviato un contributo iniziale pari a centomila euro, per aiutare la popolazione nella prima fase d’emergenza.
"Sino ad oggi - ricorda il dicastero vaticano - si contano decine di vittime e almeno 600 feriti, ma molte sono ancora le persone sotto le macerie. La somma sarà impiegata nelle diocesi coinvolte dal sisma in opere di soccorso e assistenza, d’intesa con la nunziatura apostolica in Albania" precisa la nota dalla Santa Sede.
"Altre dieci vittime sono state trovate durante la notte", ha confermato ieri il ministero della difesa albanese. Il terremoto di magnitudo 6,4 ha colpito lo stato balcanico prima dell’alba di martedì. Scosse di varia intensità sono poi continuate mercoledì, di cui la più forte di magnitudo 5.3 al pomeriggio.
Le vittime sono 16 a Durazzo e 23 a Thumane, i centri dove le scosse hanno fatto i maggiori danni. Ma le vittime non sono rimaste uccise solo dai crolli delle abitazioni. Un uomo di 32 anni, infatti, è deceduto a causa di un incidente automobilistico a Lezha, dopo aver perso il controllo della sua auto a causa di una forte scossa.
Nella capitale Tirana, martedì la gente era scesa in strada nella notte in preda al panico.
Il premier Edi Rama aveva spiegato che tra le vittime, ci sono anche quattro bambini di età da tre e otto anni e 17 donne.
A scatenare il terremoto, stando alle analisi dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, è stata una faglia lunga 85 chilometri che si estende da Nord-Ovest e Sud-Est fra le città di Durazzo e Lushnje e che non si è completamente attivata. La faglia "appartiene alle strutture responsabili della deformazione e accavallamento dei sedimenti che costituiscono il nucleo della catena delle Albanidi".
Si ritiene che una faglia simile abbia causato, sempre in Albania, il terremoto di magnitudo 5,8 del 21 settembre scorso.
Secondo gli esperti - quello che ha colpito l’Albania - potrebbe risultare un sisma peggiore di quello del 1979, che uccise 136 persone. A quei tempi l’Albania era una sorta di buco nero nell’Europa sudorientale.
Stretto tra l’allora Jugoslavia del Maresciallo Tito e la Grecia che usciva dal cosiddetto "regime dei colonnelli", il Paese delle aquile era una sorta di Corea del Nord, uno stato isolato nello stalinismo radicale del dittatore Enver Hoxha.
Oggi Tirana è in lista d’attesa per aderire all’Unione Europea e può contare sugli aiuti di emergenza inviati da Bruxelles, con squadre di soccorso provenienti da Italia, Grecia e Romania.
Alcuni gruppi di intervento provengono anche dai vicini Kosovo e Montenegro.
Intanto, il governo albanese ha annunciato di aver proclamato lo stato di emergenza a Tirana e Durazzo ed il premier Edi Rama ha spiegato che il provvedimento durerà per un periodo di 30 giorni.