Empatia, simpatia, indifferenza e “come osate”
TORONTO – L’organizzazione che gestisce il complesso al 901 di Lawrence Ave e al 40 di Playfair Ave sembra aver sviluppato un talento nell’erodere la reputazione di cui godeva (meritatamente) nella comunità e oltre. Grazie in gran parte (ma non esclusivamente) a sovvenzioni, sussidi e programmi governativi che erogava per la comunità, grande e piccola, Villa Charities ha costruito strutture esemplari e programmi iconici emulati nelle più grandi comunità di Toronto.
Ha “appaltato” molti dei suoi servizi per gli anziani e delle strutture di assistenza a lungo termine (LTC) a interessi privati esterni, a pagamento. Il Ministero responsabile per l’assistenza a lunga degenza (LTC) si fa carico dei costi (o della maggior parte di essi).
Il CUPE Local 5525 è in sciopero per protestare contro il fallimento delle trattative per un nuovo contratto per i suoi fornitori di assistenza a lunga degenza (LTC). Villa Charities ha assunto lavoratori sostitutivi per svolgere il loro lavoro. Questi, a loro volta, non sarebbero qualificati; inoltre, le persone affidate alle loro cure sarebbero soggette a maltrattamenti, negligenza e servizi scadenti, secondo quanto riportato dagli scioperanti “in prima linea” e dagli opuscoli che distribuiscono.
Il CUPE sostiene che Villa Charities “ha offerto un pacchetto di benefit peggiore di quello precedente per i dipendenti a tempo pieno e nulla ai lavoratori part-time!”. Il Corriere ha contattato Villa Charities per un commento, ma al momento di andare in stampa non era arrivata alcuna risposta.
Tutti e sei le strade, che portano all’area sui lati nord, est e sud sono state bloccate da un battaglione di rappresentanti sindacali e lavoratori fin dalle prime ore del mattino. Quando sono passato di lì alle 8:00, tutti erano ancora rispettosi e collaborativi, hanno cercato di soddisfare la richiesta degli scioperanti di aspettare cinque minuti prima di chiedere di potere entrare.
Forse è un segno dei tempi: una giovane donna (poco più che ventenne) dall’interno della sua auto ha insistito per sapere perché doveva aspettare e rischiare di arrivare in ritardo per la sua routine in palestra. Quando uno degli operai ha cercato di convincerla descrivendole l’ingiustizia, lei ha semplicemente risposto: “Trovati un altro lavoro”.
Qui sotto, una fotogallery della protesta (foto: Corriere Canadese)