La “Mission Impossible”: convincere
gli indecisi ad andare a votare

TORONTO – A dieci giorni esatti dalle elezioni è iniziata la grande sfida tra i partiti per convincere gli indecisi. Una fetta dell’elettorato ancora molto cospicua, come confermano gli ultimi sondaggi, una fascia che alla fine dei conti potrebbe spostare definitivamente gli equilibri e i rapporti di forza tra le formazioni politiche.

Certo, dopo il dibattito in francese di mercoledì e quello in inglese di ieri sera, bisognerà aspettare ancora un po’ per tastare il polso dell’elettorato e vedere se i confronti televisivi avranno avuto la forza di cambiare le carte in tavola.

Nel frattempo però la Ipsos, nella sua ultima rilevazione demoscopica, ha scoperto che in questo momento il 13 per cento degli elettori intenzionati ad andare alle urne il prossimo 20 settembre non ha la minima idea su quale partito dirottare la propria preferenza.

Andando a snocciolare i dati dell’istantanea scattata dalla Ipsos, si scopre che all’interno della fascia degli indecisi quasi la metà – il 47 per cento – ha un’opinione negativa di tutti i partiti in corsa.

Ma non solo. Il 50 per cento esatto del campione ritiene che in questo momento non dovrebbero esserci le elezioni: nel bel mezzo della quarta ondata della pandemia, con la minaccia costituita dalla variante Delta del Covid e dai nuovi ceppi potenzialmente ancora più contagiosi, con l’economia che ancora stenta dopo la crisi vissuta negli ultimi 18 mesi, i cittadini hanno altre preoccupazioni rispetto a seguire la campagna elettorale e a recarsi alle urne.

Questo dato, che è rimasto consistente per buona parte della campagna elettorale, potrebbe alla fine portare a delle conseguenze negative – e inaspettate fino a poco tempo fa – per il primo ministro uscente Justin Trudeau.

Da un lato esiste la possibilità che una porzione dell’elettorato liberale decida di disertare le urne il 20 settembre, dall’altro è possibile che gli indecisi alla fine decidano di punire proprio il leader liberale che, nonostante la contrarietà degli altri leader di partito, ha forzato la mano e ha portato il Paese alle elezioni anticipate.

Ma quali sono le principali preoccupazioni degli indecisi? Stando al sondaggio Ipsos, le priorità riguardano la pandemia, il sistema sanitario in generale, seguiti dalla generalizzata crescita del costo della vita. Il 78 per cento del campione, inoltre, non sa identificare il partito che nel suo programma ha il piano migliore per gestire la fase post-pandemica in Canada.

Insomma, a dieci giorni dal voto la parola d’ordine è sempre la stessa: incertezza.

Gli ultimi sondaggi, realizzati alla vigilia del dibattito in francese, confermano come vi sia un testa a testa tra il Partito Conservatore – in leggero vantaggio – e il Partito Liberale, con l’Ndp costantemente ancorato al 20 per cento, il Bloc Quebecois che tiene nella provincia francofona, i Verdi attorno al 5 per cento e il People’s Party di Maxime Bernier in continua ascesa.

A questo punto, quindi, la vera partita si giocherà a livello locale, in quei distretti chiave che potrebbero costituire il vero ago della bilancia per il risultato finale.

Per ora la crescita di Erin O’Toole ha subito un rallentamento, mentre Trudeau è stato in grado di frenare la caduta libera del partito registrata negli ultimi dieci giorni.

Un dato assodato, se i rapporti di forza dovessero rimanere invariati, è che anche il prossimo governo federale non potrà contare sul sostegno di una maggioranza assoluta alla Camera dei Comuni. Stando ai dati di ieri di 338canada.com, il Partito Liberale nelle intenzioni di voto è nettamente in testa in 139 circoscrizioni elettorali, mentre i conservatori sono in vantaggio in 138 distretti federali. La prospettiva di crescita, calcolata da 38canada.com sulla base dei collegi elettorali dove è corsa a due tra i candidati grit e tory, conferma l’imprevedibilità dell’esito finale. I liberali potrebbero conquistare altri 46 seggi, i conservatori potrebbero portare a Parliament Hill altri 40 deputati.

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