Covid, Afghanistan e sondaggi:
le tre incognite del voto

TORONTO – Tre incognite rendono tortuosa la strada che porta alla conferma di Justin Trudeau alla guida del Paese. Tre situazioni impreviste, che evidentemente non erano state prese in considerazione dal primo ministro uscente e dal suo entourage quando è stata presa la decisione di staccare la spina al governo e rimandare il Paese alle urne.

La prima incognita è rappresentata dall’Afghanistan. Nel giro di poche settimane i talebani hanno ripreso il controllo del Paese, in seguito al ritiro delle forze della Nato e al collasso delle forze militari fedeli al governo filo-occidentale. Uno sviluppo inaspettato, che ha provocato uno stato d’emergenza generalizzato che avrà i suoi strascichi anche in questa campagna elettorale. Ieri quattro ministri del governo uscente – quello dell’Immigrazione Marco Mendicino, quello della Difesa Harjit Sajjan e quella della, il responsabile degli Affari Esteri Marc Garneau e il ministro per le Donne e l’Uguaglianza di Gender Maryam Monsef – hanno interrotto le rispettive campagne nei loro distretti elettorali per partecipare fornire un update sulla situazione afghana. Il governo canadese si è impegnato ospitare 20mila rifugiati mentre la situazione a Kabul sta velocemente precipitando. L’esecutivo liberale si trova quindi a dover affrontare l’emergenza inaspettata proprio nel bel mezzo della campagna i canadesi alle urne il prossimo 20 settembre.

La seconda incognita, che probabilmente era stata sottovalutata quando è stato deciso di indire le elezioni anticipate, è quella della pandemia di Covid-19. Il mese scorso il quadro epidemiologico del Paese era ben diverso d quello attuale. La terza ondata della pandemia aveva ormai perso la sua forza propulsiva, in tutte le province erano state allentate le restrizioni, i nuovi casi – così come i ricoveri in terapia intensiva e i decessi – erano fortemente in calo e la campagna di vaccinazione aveva raggiunto risultati inaspettati. Anche in questo caso, ci troviamo di fronte a un quadro profondamente mutato: il contagio è tornato a correre un po’ in tutto il Canada, con l’Ontario che negli ultimi tre giorni ha visto i valori più alti dallo scorso giugno, i virologi ci dicono che la quarta ondata è già iniziata e – dato ancora più allarmante – continuano a crescere i ricoveri in ospedale e in terapia intensiva. Insomma, la pandemia è tutt’altro che finita.

La terza incognita, infine, ci arriva dai sondaggi. Fino a giugno-luglio, il Partito Liberale godeva di un netto vantaggio nelle intenzioni di voto. Un livello di consenso, verso il partito di Justin Trudeau, che invece nelle ultime settimane ha iniziato a restringersi.

Stando all’ultimo sondaggio, quello della Nanos, nella settimana che va dal 12 al 20 agosto, i liberali hanno perso quasi 4 punti percentuali, scendendo al 34.2 per cento, mentre i conservatori di Erin O’Toole sono saliti al 32,3 per cento: siamo vicini alla parità statistica, in ogni caso lontanissimi da qualsiasi pretesa per i grit di conquistare la maggioranza assoluta dei seggi in ballo in questa tornata elettorale.

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